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La monaca di Monza e la sua storia in mostra a Monza

la monaca di monza e la sua storia in mostra a monza

La monaca di Monza è al centro di una mostra a Monza, un’occasione per indagare sulla sua vera storia. Si, perché la sua figura – entrata nell’immaginario collettivo grazie al romanzo di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” che tutti abbiamo studiato tra i banchi di scuola – in realtà è esistita davvero.

Protagonista di un clamoroso scandalo all’inizio del XVII secolo, nota nel romanzo manzoniano col nome di Gertrude, è un po’ l’emblema della condizione femminile nei secoli passati, laddove le donne non erano affatto libere di scegliersi autonomamente il proprio destino.

 
 
la monaca di monza in un dipinto ispirato alla sua vera storia

Giuseppe Molteni, La Signora di Monza, olio su tela, 1847, Musei Civici di Pavia

La vera storia della monaca di Monza

La Gertrude manzoniana non fu un personaggio scaturito esclusivamente dalla fantasia del Manzoni poiché, come sostenuto all’inizio del post, è esistita realmente. La sua storia si rifà a quella di Marianna De Leyva, la vera monaca di Monza.

Marianna infatti, figlia del conte di Monza Martino de Leyva, rimasta orfana di madre in tenera età (a causa della peste che colpì Milano nel 1576) fu affidata inizialmente alla cura di una zia paterna e in seguito fatta entrare tredicenne nel monastero monzese di Santa Margherita dal padre, che nel frattempo sposò una nobildonna spagnola e si stabilì a Valencia.

Nel 1591, a 16 anni, Marianna prese i voti assumendo il nome di suor Virginia Maria. Questo era il destino riservato spesso alle donne, specie se di buona famiglia, per evitare la dispersione del patrimonio concentrandolo nelle mani di uno o, al massimo, due figli specie se maschi.

 
 
alessandro manzoni ritratto da francesco hayez

Francesco Hayez, Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841, Pinacoteca di Brera.

Suor Virginia e Gian Paolo Osio

Nel 1599 suor Virginia cominciò una relazione clandestina con il giovane Gian Paolo Osio, la cui abitazione si affacciava sui giardini del monastero. Il rapporto durò alcuni anni, con la complicità di due monache, e portò alla nascita di un figlio nato morto e di una bambina la cui esistenza venne ufficialmente tenuta nascosta.

Nel 1606, però, una giovane conversa minacciò di rendere pubblica la relazione cosicché Osio uccise lei e un altro testimone scomodo. Evento che indusse il cardinale Federico Borromeo ad avviare un’indagine che portò nel novembre del 1607 all’arresto della monaca e alla sua confessione.

Costretto a fuggire, Osio tentò di eliminare anche le due suore complici, affogandone una e gettando l’altra in un pozzo. Quest’ultima sopravvisse e denunciò tutto al governatore spagnolo Fuentes, che offrì una taglia per la cattura dell’omicida. Rifugiatosi nel palazzo milanese di un presunto amico, Osio fu ucciso a tradimento e la sua testa consegnata al governatore.

 
ritratto del cardinale federico borromeo

Giulio Cesare Procaccini, Ritratto di Federico Borromeo, 1610, Museo Diocesano di Milano.

 

Marianna De Leyva e il perdono del cardinal Borromeo

Marianna De Leyva venne condannata alla reclusione a vita in una cella murata nel malfamato ricovero delle Convertite di Santa Valeria, a Milano.

Nel 1622, dopo quasi quattordici anni trascorsi in una cella di ridottissime dimensioni, ricevette la visita del cardinale Federico Borromeo che la dichiarò redenta concedendole il perdono. Tornata suora, chiese di restare con le Convertite di Santa Valeria morendo all’età di 75 anni.

La monaca di Monza, la mostra

Incentrata sulla figura della monaca di Monza e la sua vera storia è la mostra monzese “La monaca di Monza“, la rassegna fa parte del programma “Sulle Tracce della monaca di Monza” che coinvolgerà tutta la città con mostre, spettacoli teatrali, incontri e itinerari per celebrare questo storico personaggio presso le Sale del Serrone della Reggia di Monza.

Un progetto che propone un percorso di conoscenza inedito della monaca tra verità storica e trasposizione letteraria, per proseguire con una sezione, di notevole interesse, diretta ad indagare il tema delle malmonacate nella storia.

La mostra presenta una selezione di importanti documenti, oltre a dipinti, incisioni, suggestivi video e originali illustrazioni create ad hoc al fine di indagare la vita, la storia, le passioni di uno dei più importanti personaggi manzoniani, ma anche il tema della condizione femminile nella prima età moderna.

uno dei dipinti dedicati alla monaca di monza

Mosè Bianchi, La monaca di Monza (dettaglio), 1867, Musei Civici di Monza

Le opere in mostra

Opere pittoriche provenienti da prestigiose sedi (Accademia di Brera, Musei Civici di Pavia, GAM di Milano, Musei Civici di Brescia, Casa Manzoni, ecc.) permetteranno di affrontare il tema dell’ingresso in convento come espediente economico adottato dalle famiglie dell’epoca per limitare la dispersione del patrimonio.

I dipinti mostreranno anche la realtà del mondo conventuale, la disperazione talvolta delle monache, ma anche le strategie pensate per vivere la loro condizione al meglio, come il rapporto con la natura.

Le illustrazioni realizzate da Jacopo Vecchio e Amalia Mora, infine, faranno leva sui momenti meno noti della storia di Gertrude e sul tema della “malmonacazione” in letteratura, mentre nella sala della rotonda dell’Appiani il pubblico potrà assistere, attraverso dei contributi video, alla ricostruzione del processo che condannò la Monaca ad essere murata viva.

La mostra, dove e quando

La Monaca di Monza, 1 ottobre 2016 – 19 febbraio 2017, Villa Reale della Reggia di Monza, Viale Brianza 1, Monza. Per info biglietti e prenotazioni puoi cliccare sul sito o mandare una mail a info@reggiadimonza.it.

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