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Interviste artistiche

Gabriele Pellerone e l’arte (contemporanea) del tattoo

gabriele pellerone e l'arte contemporanea del tattoo

Oggi i tatuaggi, le cui origini risalgono alle pitture corporali dei tempi preistorici realizzate per motivi magico-rituali, sono diventati sempre più frequenti sarà perché fanno tendenza, sarà perché si sente sempre più l’esigenza ancestrale di imprimere dei simboli sulla propria pelle con un significato che solo chi se li fa sa.

Fatto sta che se un tempo i tatuaggi erano disprezzati perché li si associava a determinate categorie di persone, come i galeotti o le persone rozze e ignoranti, ora che li hanno (quasi) tutti la musica è cambiata.

Il tatuaggio come forma d’arte contemporanea

Questo cambiamento vale anche per l’arte: se fino a qualche anno fa il tatuaggio come forma d’arte veniva snobbato dall’arte accademica, ora ha preso avvio un cambiamento di rottura col passato. Il tatuaggio, in fin dei conti, richiede a chi lo pratica un innegabile abilità artistica e tecnica, tant’è che chi fa il tatuatore di professione il più delle volte è un artista mancato.

Uno di questi risponde al nome di Gabriele Pellerone, calabrese, che ha avuto l’onore per giunta di essere chiamato alla Biennale di Venezia – che ha così aperto le porte per la prima volta al tatuaggio come forma d’arte contemporanea – distinguendosi per aver, nei primi del 2018, inaugurato la sua prima mostra personale – ThINK Different – di “quadri tatuati” a Bologna.

gabriele pellerone reggio calabria

 
 

Gabriele Pellerone, l’intervista

Tutto ciò mi è sembrato un valido motivo per intervistarlo e farci raccontare la sua storia artistica. Qui di seguito l’intervista:

Ciao Gabriele, benvenuto! Ci racconti di te? Come sei arrivato ai tatuaggi, per caso o per passione?

Ho iniziato a tatuare inizialmente per gioco/hobby. Non avendo frequentato una scuola d’arte ho cercato di sfruttare la passione che ho da sempre per il tatuaggio e l‘arte coltivandola in privato, finché arrivato a 20 anni dopo vari lavori temporanei ho deciso di cercare un’occupazione affine alle mie passioni. Mi ci sono buttato dentro e dopo aver iniziato non ho più smesso. Ho frequentato seminari specializzati a Londra, New York, Miami, India e Pechino e questo mi ha permesso nel giro di un anno di ottenere sponsorizzazioni dalle più grandi aziende del tatuaggio, nonostante ciò sentivo che ancora mancava qualcosa. La figura del tatuatore può essere paragonata e affiancata a quella dell’artista, da qui nasce la mia idea di produrre arte.

 
gabriele pellerone artista

Nel tuo progetto espositivo “ThINK Different” metti in mostra i tatuaggi, non – come ci si potrebbe immaginare – tramite i corpi dei tatuati. I tatuaggi che tu esponi infatti sono appesi al muro e incorniciati, proprio come se fossero quadri! Una trovata davvero insolita. Come t’è venuta?

Voglio fare una premessa: fino al quinto superiore pensavo che la storia dell’arte fosse una materia inutile, fino a quando non visitai il MoMA di New York. Guardando le persone osservare e ammirare i quadri esposti mi ha fatto capire quanto fosse bello poter lasciare qualcosa, anch’io volevo lasciare il mio segno nel tempo, ma tatuavo le persone, come potevo esporre le persone per sempre? Così è nato “ThINK different“, un nuovo modo di pensare il tatuaggio. Realizzai una tela di gomma e la tatuai, proprio come si fa sulle persone, utilizzando una macchinetta ed aghi da tatuaggio. In questo modo si può lasciare il proprio tatuaggio inciso per sempre in un quadro.

gabriele pellerone

Rispetto al passato, oggi i tatuaggi sono considerati “arte contemporanea”. Tu sei stato pure chiamato ad esporre alla Biennale di Venezia, che per la prima volta si è aperta a questa forma d’arte. I tatuaggi quindi sono stati più che sdoganati?

Sì, penso che al giorno d’oggi il tatuaggio sia vera e propria arte contemporanea, che grazie alla fantasia, alle idee artistiche, alle sfumature, ai colori, si riesce a dare vita a vere e proprie forme d’arte che durano nel tempo. La mia idea, ThINK Different, fu subito sposata dal prof. Giorgio Grasso che volle esporla presso il padiglione Armenia durante la 57.ma Biennale di Venezia.

 
gabriele pellerone tatuaggi


Sei richiesto non solo in Italia ma anche all’estero dove stai per debuttare in una mostra a New York! Come la affronterai?

Ad oggi L’ICA (Institute of Contemporary Arts) del Regno Unito ha riconosciuto questa novità patrocinando la mia attività di Artista innovatore. A settembre esporrò i miei quadri e sculture tatuate in una mostra collettiva presso l’Agora Gallery di NY, una grande opportunità che cercherò di sfruttare al meglio, ma di certo non lo considero un traguardo, mi piace guardare oltre. Così sono felice ma non entusiasta, forse è questo il mio segreto.

gabriele pellerone tattoo

Qual è stato il tatuaggio più strano che hai realizzato finora?

Capitano spesso richieste strane, anzi molti dei miei clienti mi concedono la libertà d’espressione. Il tatuaggio più strano è stato un lecca-lecca tatuato sulla chiappa di una ragazza.

Grazie per la disponibilità!

Colgo l’occasione per ringraziare e salutare lo staff di Art and Cult Blog!

 

Tutte le foto, tranne la terza che è stata gentilmente concessa, sono tratte dalla pagina Facebook di Gabriele Pellerone.

Art and Cult Blog

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2 COMMENTS

  • Maria

    Sono d’accordo che si tratti ormai di arte, alcuni tatuaggi sono dei capolavori. È da un po’ che penso a un tatuaggio, qualcosa di piccolo e con un forte significato, ma non so se ne sarò capace…

    • Maria Curci
      AUTHOR

      Hai ragione, alcuni tatuaggi sono dei veri capolavori e questo dipende dall’abilità artistica del tatuatore, naturalmente! Anch’io penso che mi piacerebbe farmene uno, anche se fino a qualche anno fa ero più convinta ora meno, questo perché non sono una seguace delle mode.

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