Geisha, storia e significato
Le geisha hanno sempre esercitato una certa attrattiva, su noi occidentali, incentivata da prodotti culturali aventi come protagoniste proprio queste particolari danzatrici e cantatrici del Sol Levante.
Il termine “geisha” tradotto dal giapponese significa “persona esperta nelle arti e nelle belle maniere”, un’arte che prese piede nel periodo di Tokugawa (1600-1868) in Giappone, anche se inizialmente a intrattenere uomini d’affari nelle sale da tè pubbliche e private erano gli uomini. In seguito comparvero le donne, che così presero il dominio del nome.
Scelte tra le più belle fanciulle le geisha entrano, secondo la tradizione, già intorno ai nove-dieci anni in scuole speciali dove imparano a cantare, declamare versi, suonare strumenti musicali della tradizione giapponese, imparare a truccarsi il viso in modo apposito, indossare raffinati kimono di seta, servire il tè secondo particolari norme ed essere istruite sull’arte di conversare sui più svariati argomenti, contraddistinte da buon gusto e raffinatezza.

maiko Katsufumi by Momoyama
Compiuta tale educazione subentra l’ingresso nelle case da tè col compito di intrattenere i frequentatori senza però darsi alla prostituzione, se non di rado, contrariamente a quanto si crede nel mondo occidentale. Oltre a poter essere assunte per abbellire e animare i banchetti dei ricchi privati.
Geisha, la mostra romana
Ispirata alla figura della geisha è l’esposizione “Geisha – l’arte, la persona” presso la sede del Museo della Civiltà di Roma.
In tale ambito si possono ammirare gli oggetti che Vincenzo Ragusa, pittore e scultore originario di Palermo vissuto nel periodo a cavallo tra Ottocento e primo Novecento, raccolse durante la sua permanenza nella terra del Sol Levante, dal 1876 al 1882.
Anni in cui l’artista siciliano, che sposò la pittrice giapponese Otama Kiyohara, fece parte del primo nucleo di insegnanti scelti dal governo Meiji per il Kobu Bijutsu Gakko, la prima scuola statale giapponese dedicata alle belle arti.
Gli ambasciatori italiani della cultura giapponese
Il Ragusa fu tra i primi “ambasciatori” della cultura italiana in Giappone e, al ritorno dal Paese del Sol Levante si fece, parallelamente, portavoce della cultura giapponese in Italia.
Nel corso del tempo vi sono stati altri italiani che hanno cercato di far scoprire la cultura giapponese, tra questi vi sono anche i contemporanei fratelli Fabrizio e Federico Bonifazi che arricchiscono la mostra sopra citata con le loro fotografie scattate nel tipico quartiere delle geishe come Gion, a Kyoto, dove è possibile incontrare ancora le maiko, ossia le apprendiste geisha, in compagnia delle geisha vere e proprie poiché, seppur con i dovuti cambiamenti, quello della geisha è una professione che dura tuttora.
Non solo le fotografie ma anche le illustrazioni arricchiscono l’esposizione: quelle tratte dai volumi “Illustrazioni delle Bellezze delle Case Verdi” dell’artista Suzuki Harunobu (XVIII secolo) nei quali viene descritto l’ukiyo – “il mondo fluttuante” facendo riferimento con ciò a tutti quei valori estetici basati sull’apprezzamento dell’imperfezione da parte della società giapponese durante il periodo Edo (1603-1868).
La geisha tra passato e presente
Illustrazioni che molto raccontano del mondo delle geisha poiché esse vengono raffigurate proprio all’interno delle loro stanze, chiamate oku, in vari momenti della loro vita, per cui le possiamo osservare intente nella cura personale oppure nello studio musicale, nella composizione floreale, nell’esercizio della poesia o della danza, insomma tutte attività fondamentali per il loro ruolo.
La geisha rappresenta, in definitiva, nella cultura giapponese un evidente ponte tra passato e presente come se emergesse dalle tenui luci dei sentieri più profondi di un Giappone ormai trasformato, come si legge dalla nota finale del comunicato della rassegna.
(Le foto sono tratte dal sito del Museo delle Civiltà)
La mostra, dove e quando
Geisha – l’arte, la persona, 26 luglio – 30 ottobre 2018, Museo delle Civiltà – Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini”, Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma EUR.

6 COMMENTS
Alessia
5 anni agoBell'articolo. Dettagliato!
Purtroppo in pochi sanno la reale origine delle geishe e vengono comunemente indicate come prostitute. Peccato! Perché hanno origini antiche e meravigliose, ridotte al solito ai minimi termini. L'anno scorso sono stata in Giappone e una sera in una vietta interna del quartiere antico ci Kyoto sono riuscita a intravederne una che usciva di casa! Stupenda!
Stefania C.
5 anni agoHo letto un romanzo sul mondo delle geishe che alla fine erano povere ragazze destinate a diventare geishe e apprendere le varie arti per intrattenere gli uomini
Maria Curci
5 anni agoWow, chissà che visione dev'essere stata! Io le ho scoperte soprattutto col libro "Memorie di una geisha" dove pure si lascia intendere che non sono cortigiane vere e proprie. Ma preconcetti e pregiudizi sono duri a morire, si sa.
Maria Curci
5 anni agoCiao Stefania, probabilmente alludi al romanzo "Memorie di una geisha" dal quale è stato tratto pure il film. Vero il fatto che, almeno nel libro, si lascia intendere che erano perlopiù ragazze di umili origini anche se non so sia sempre stato così.
Sergio Schina
5 anni agoVeramente un articolo emozionante e ben dettagliato complimenti, pochi hanno affrontato l’argomento delle geishe a Kioto con questa naturalezza. Perso di andare a Roma a visionare la mostra, grazie del consiglio!
P.S.
Gradirei inserire questo articolo sul mio blog nel sito https://www.anticswiss.com
Penso che la tradizione giapponese, abbia a che fare anche con un sito di antiquariato.
Cordialmente
Sergio Schina
Manager
anticswiss.com
Maria Curci
5 anni ago AUTHORCiao Sergio, molte grazie per il tuo apprezzamento! La mostra, però, è stata attiva fino ad ottobre dello scorso anno.