Una mostra sugli effetti della violenza, fisica e psicologica
La mostra “The stone in my mouth is a bait“, inaugurata il 21 maggio presso la Galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea di Bari, nasce dalla collaborazione di Barbara Brugola con l’artista norvegese Trond Arne Vangen.
Ad essere al centro dell’attenzione è l’esperienza rappresentata dalla violenza fisica e psicologica di cui spesso sono vittime le donne, investigando quel territorio oscuro rappresentato dall’evento traumatico.
Il trauma è generalmente un evento inaspettato e intenso che irrompe nella vita psichica di un soggetto interrompendo la trama narrativa del suo vissuto; il fatto che sia inaspettato e violento fa sì che per il soggetto diventi difficile integrarlo nella memoria del suo vissuto dandogli un senso.
The stone in my mouth is a bait, come nasce il progetto
Un evento violento lascia una cicatrice nell’inconscio del soggetto che riaffiora in superficie, inaspettatamente, quando una causa, magari insignificante, ha l’effetto di riportarlo a galla apportando sofferenza.
Non importa quanto si tenti di tradurre questo disagio attraverso il linguaggio: ci sono sempre dei residui che funzionano come innesco per inscenare di nuovo la risposta all’evento traumatico passato.
Da qui nasce il progetto della mostra THE STONE IN MY MOUTH IS A BAIT che ha visto la collaborazione dell’italiana Barbara Brugola e del norvegese Trond Arne Vangen nel mettere a punto un dispositivo per catturare brandelli, tracce, suggestioni di ciò che è rimasto nascosto, depositato, in parte assorbito ma non inerte.
Le opere in mostra
Prendendo spunto da “Le déjeuner sur l’herbe” di Manet dove sono raffigurati, intenti in una colazione all’aria aperta, tre personaggi tra i quali una donna svestita che sembra la sola a rivolgere lo sguardo a ciò che le sta di fronte, si è realizzato la doppia proiezione video “ Pic nic” dove è stata messa in scena un’altra colazione sull’erba che ha come protagonista una figura femminile mentre altri personaggi sono solamente evocati.
Fare un pic nic è per definizione un momento di piccoli scambi e condivisioni, una sorta di spazio e tempo deputato alla ricreazione e al nutrimento.
“Pic nic” si snoda partendo da un’atmosfera leggera che presto però diventa inquietante, rivelando che, sotto l’apparente tranquillità della superficie, è sempre presente un interruttore che, se premuto, sollecita timore e sconforto.
In mostra, infine, anche tre stampe fotografiche di Barbara Brugola ispirate a materiale scattato da fototrappole, quei dispositivi che associano alla classica fotocamera un sensore che scatta al passaggio di un essere vivente.
Le immagini così ottenute non sempre catturano e mettono in posa ciò di cui si cerca traccia ma indubbiamente riescono a fermare un istante sul quale, né chi viene ripreso , né chi ha messo a punto la trappola, ha potuto esercitare un controllo.
La mostra, dove e quando
The stone in my mouth is a bait, 21 maggio – 30 giugno 2016, Muratcentoventidue Artecontemporanea, via G. Murat 122/b, Bari. Ingresso gratuito. Orari: dal martedì al sabato o su appuntamento dalle 17.00 alle 20.00. Per maggiori informazioni: http://www.muratcentoventidue.com/

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