L’arte ebraica, la storia
L’arte ebraica, a causa del comandamento che proibisce di scolpire e rappresentare immagini di qualsiasi essere animato a scopo di culto, ha avuto uno sviluppo assai inferiore a quello della musica, della poesia e della letteratura ebraica.
Di conseguenza la storia dell’arte ha per lungo tempo ignorato l’esistenza di un’arte israelita e solo nel XX secolo, con l’inizio delle scoperte archeologiche in Palestina e nei paesi limitrofi questa lacuna è andata man mano colmandosi.
Dal tempo del re Salomone (970-931 circa a.C.) il popolo ebraico entrò ufficialmente nell’ambiente artistico del Vicino Oriente: il tempio di Gerusalemme è tra gli edifici più celebri di quest’epoca.

Il Tempio di Gerusalemme. Foto dal web
Nell’età successiva l’arte ebraica accolse soprattutto elementi egiziani (ornamenti della ceramica), babilonesi (sigilli) e fenicio-cananei. Tra gli oggetti più caratteristici di questo periodo ritrovati in Palestina vi sono pietre preziose incise, avori lavorati con lapislazzuli e oro, collane e monili femminili, mosaici e ceramiche dall’epoca del bronzo (1250 circa a.C.) fino al tardo periodo romano (100 circa d.C.).
Dopo fu la volta dell’influsso ellenistico che si manifestò dal periodo dei Maccabei fino alla conquista romana (333-63 a.C.), specie nell’architettura e nella ceramica. Numerosi furono anche i motivi ebraici, come il leone di Giuda, il candelabro a sette bracci, le decorazioni rappresentate da melograni, palmizi, tralci di vite e le scene bibliche.

Candelabro a sette bracci (Menorah)
Vanno ricordati di questo periodo anche importanti affreschi ebraici come quelli della sinagoga di Dura-Europos, in Siria, scoperti nel 1932.
Con l’inizio dell’era cristiana divennero sempre più preponderanti gli influssi greco-romani, più tardi quelli bizantini e infine quelli dell’Islam. A causa della diaspora però gli Ebrei di Palestina erano poco numerosi per cui il loro influsso in arte fu assai ristretto.
Lo sviluppo dell’arte ebraica in Europa
Vi fu in seguito lo sviluppo dell’arte dei manoscritti, delle pitture su pergamena, dei rilievi in oro soprattutto in Spagna, in Italia e nell’Europa centrale a partire dal X secolo. Altrettanto rilevanti furono l’arte del vetro e della tessitura, attività artigianali ebraiche.
L’Olanda nel XVII sec. fu un vero centro d’arte ebraica, il cui influsso si estese nella Germania meridionale, in Polonia e nell’Ucraina dove si diede inizio a una ricchissima arte popolare testimoniata dalle pitture murali delle sinagoghe.

Manoscritti ebraici. Fonte: Mibact
L’arte ebraica è da sempre orientata verso il piano spirituale, ha la tendenza a raffigurare solitamente temi come l’alleanza di Dio con il suo popolo, il regno della Legge, la restaurazione del tempio di Gerusalemme, l’attesa del Messia, attraverso episodi particolarmente espressivi: Abramo che lega Isacco, il giudizio di Salomone, il candelabro a sette bracci, l’albero della vita, la verga fiorita di Aronne. Si tratta di simboli che hanno resistito fino ai giorni nostri.
L’arte ebraica moderna
Accanto all’arte ebraica tradizionale si ricorda quella moderna; si tratta di un’arte manifestatasi particolarmente nell’Europa centrale e occidentale per merito di un grande numero di artisti, specie pittori, che esercitarono notevole influsso sull’arte moderna.
Nel XIX sec. i pittori ebrei furono strettamente legati alla cultura dei paesi in cui vissero: Pissarro in Francia, Liebermann in Germania, Israëls in Olanda. Nel XX sec. appartennero soprattutto alla Scuola di Parigi; tra i più celebri: Modigliani, Chagall, Kisling, Pougny, Krémègne e gli scultori Orloff e Zadkine.

Amedeo Modigliani, Autoritratto, 1919
Dopo la fondazione dello Stato di Israele (maggio 1948) sia a Tel Aviv che a Gerusalemme si è sviluppata un’attiva scuola di artisti israeliani. Importanti collezioni di oggetti d’arte ebraica, inoltre, sono conservati in tutti i musei d’arte antica del Vicino Oriente oltre che nei musei d’arte di Gerusalemme.
Il Rinascimento parla ebraico
In Italia ci sono vari musei ebraici dislocati in diverse regioni, tra questi spicca il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, il MEIS di Ferrara, dove recentemente è stata allestita una rassegna il cui scopo è quello di far scoprire al pubblico gli artisti ebrei che hanno dato il proprio contributo in una particolare epoca quale il Rinascimento.
La mostra “Il Rinascimento parla ebraico” attiva al MEIS svela la presenza degli artisti ebrei nel nostro Paese durante l’epoca rinascimentale e il loro fruttuoso dialogo con la prevalente cultura cristiana.

Vittore Carpaccio, Nascita della Vergine, Fondazione Accademia Carrara, Bergamo.
Nel Rinascimento, infatti, gli ebrei erano presenti e ben attivi in tutta la penisola, da Nord (Venezia, Mantova) fino a Sud (Palermo). Interpreti di una stagione piuttosto ricca di esperienze, incontri, scontri, momenti di condivisione e altri di brusche interruzioni.
Un’occasione che il Museo ha voluto creare per raccontare al grande pubblico un ulteriore capitolo della storia degli ebrei in Italia e puntare l’attenzione su un aspetto in particolare, come si evince dal sito della mostra: “testimoniare il dialogo complesso ma possibile, talvolta fruttuoso, pur non privo di ombre, tra minoranza e maggioranza. Una lezione preziosa che l’Italia raccoglie dalla sua storia per offrirla al presente, a un’Europa sempre più multiculturale e chiamata a interrogarsi sulle proprie radici”.
La mostra, dove e quando
Il Rinascimento parla ebraico, 12 aprile – 15 settembre 2019, MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, via Piangipane 81, Ferrara. Biglietto intero € 10, ridotto € 8.

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