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Pino Daniele Alive, la mostra nella sua Napoli

pino daniele alive, la mostra nella sua napoli

Se si pensa a Napoli non si può non identificarla col suo mare, il Vesuvio che le fa sfondo, i suoi colori, la sua storia, la sua arte e cultura, nondimeno la sua musica e tra coloro che hanno contribuito a farla conoscere e apprezzare in tutto il mondo vi è Pino Daniele, protagonista di una mostra proprio nella sua Napoli.

Pino Daniele e Napoli

Il cantautore, venuto a mancare giusto qualche anno fa lasciando un segno indelebile e inconfondibile, è legato indissolubilmente alla sua città. Come non emozionarsi nel sentire le note intrise di malinconia di Napul’è, un inno d’amore e d’amarezza rivolto da Pino Daniele a Napoli, la sua terra, quella stessa che l’emittente inglese BBC definì nel 2017 come la città che ha troppa storia da gestire.

Una canzone scritta di getto a 18 anni per confezionare un ritratto poetico e al contempo suggestivo della sua amata metropoli, un piccolo gioiello che Roberto Murolo – altro straordinario interprete partenopeo – omaggiò definendola “l’ultima grande canzone napoletana”.

Napoli e la sua musica

Ma anche la musica napoletana di certo gioca un’influenza preponderante connessa com’è alla città e ai suoi maggiori interpreti, una melodia che spesso nelle sonorità lascia riecheggiare i suoni di quei popoli che dal capoluogo campano sono passati lasciandovi impresse memorie e tradizioni della propria terra, tra questi gli arabi.

Il mandolino, a testimonianza di ciò, è un tipico strumento musicale napoletano proveniente da un antico strumento arabo a corde che è l’oud, membro della famiglia dei liuti a manico corto.

la città di napoli col vesuvio

Uno scorcio della città di napoli col Vesuvio in lontananza. Foto Pixabay

Pino Daniele, la biografia

Pino Daniele nacque il 19 marzo 1955 in uno dei quartieri del centro storico di Napoli, il quartiere Porto, primo di sei figli, da una famiglia molto modesta il cui capofamiglia era un lavoratore portuale precario e per un certo periodo il cantautore dovette subìre gli stenti se i suoi genitori non erano, come successe, in grado di potergli comprare la foto scolastica annuale.

La situazione era tale che il futuro musicista fu affidato – com’era d’uso in quel periodo – alla cura di due zie acquisite, due sorelle nubili che abitavano in un appartamento signorile non molto distante da quello dei suoi genitori e che per questo vivendo più agiamente potevano essere in grado di consentirgli una vita più dignitosa. E così fu, grazie a loro infatti arrivò a completare gli studi diplomandosi, seppur controvoglia tanto che si dice che non sia mai andato a ritirare il diploma, in ragioneria e perseguendo i suoi obiettivi.

Le due anime di Pino

Da qui le due anime che arricchiscono l’indole e la musica di Pino Daniele: quella proletaria delle sue radici e del suo dialetto e quella più acculturata e piccolo borghese proveniente dalle sue zie. Anche se il suo linguaggio non sarà mai quello dei grandi e colti interpreti ma quello, piuttosto, della strada, incentrato quindi sul dialetto napoletano, che grazie ai cantautori partenopei come Pino è stato ampiamente sdoganato e anzi portato alla ribalta in tutto il mondo.

Perché se c’è un elemento in fondo che fa da collante alle varie anime, sfaccettature e contraddizioni che caratterizzano da sempre Napoli quello è proprio il dialetto, quella lingua originaria che parte dal popolo e che al popolo ritorna, capace di arrivare a chiunque, al professionista di Posillipo come al proletario di Scampia varcando, al contempo, i confini regionali per farsi apprezzare anche al di là di questi.

E quello di Pino Daniele è senz’altro un linguaggio che racchiude antico e moderno, semplice ma anche evocativo, decretandone il successo attraverso album come quello d’esordio, Terra Mia (1977) che contiene il pezzo Napul’è, dove affiorano le sonorità blues che saranno il suo marchio di fabbrica esponendolo all’attenzione degli artisti internazionali, a partire da Bob Marley che nel 1980 gli fece aprire il suo concerto davanti a 80mila spettatori a San Siro.

Altri artisti che gli diedero quest’onore furono Carlos Santana e Bob Dylan il 24 giugno 1984.

pino daniele nella mostra a napoli

Pino Daniele in uno degli scatti della mostra Alive. Photo credit Cesare Monti

Pino Daniele Alive, la mostra a Napoli

Dedicata a Pino Daniele e alla sua Napoli è la mostra multimediale “Pino Alive” presso il chiostro di Santa Caterina a Formiello, una chiesa in stile rinascimentale che sorge su una precedente e antica chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria.

Un viaggio nel mondo di Pino attraverso oggetti, strumenti, video e scatti realizzati dai 9 fotografi che più l’hanno seguito, tra cui Guido Harari. La rassegna è organizzata dalla Fondazione Made in Cloister, nata nel 2012 a Napoli con lo scopo di restaurare il chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello, in collaborazione con la Pino Daniele Trust Onlus, ente no profit che organizza nel ricordo del grande cantante iniziative culturali e musicali per la collettività.

La mostra prende ispirazione dall’installazione museale permanente Pino Daniele Alive realizzata dalla Pino Daniele Trust Onlus all’interno del Museo della Pace di Napoli, che è parte dalla cornice suggestiva nella quale è collocata la Fondazione Made in Cloister.

La mostra, dove e quando

Pino Daniele Alive, 18 settembre – 31 dicembre 2021, Complesso di Santa Caterina a Formiello, Piazza Enrico de Nicola 49, Napoli. Biglietto € 5.

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