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Eventi di Arte e Cultura

Le opere di Francisco Goya e George Grosz a Parma

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Le opere di Francisco Goya e di George Grosz, considerato suo epigono, sono di scena a Parma nella mostra allestita presso Palazzo Pigorini. Un buon motivo per scoprire meglio entrambi gli artisti e i punti che li accomunano.

Francisco Goya, la biografia

Il pittore spagnolo Francisco Goya (Fuendetodos, Saragozza, 1746 – Bordeaux, 1828), al secolo Francisco De Paula José Goya Y Lucientes, fu figlio di un maestro doratore che si stabilì a Saragozza nel periodo 1759-60. Qui il piccolo Francisco fu iniziato agli studi dai padri scolopi per poi frequentare la scuola dei gesuiti dove il beato Giuseppe Pignatelli, scoperta la sua vocazione artistica, lo introdusse nello studio del pittore José Luzàn.

Inizialmente le opere di Goya non riscontrarono l’apprezzamento degli addetti ai lavori tanto che venne respinto ai concorsi per entrare a far parte delle più prestigiose Accademie d’arte, tra cui l’Accademia Reale di San Fernando dalla quale fu respinto per due volte (nel 1763—64 e nel 1766) e l’Accademia di Parma alla quale cercò di accedere nel 1771 partecipando ad un concorso che aveva come tema Annibale che guarda dall’alto delle Alpi le terre d’Italia.

La sua formazione artistica, sia in patria che fuori, si svolse in un ambiente dominato da pittori stranieri dotati di stili diversi, da Corrado Giaquinto a Giambattista Tiepolo.

francisco goya autoritratto con gli occhiali

Francisco Goya, Autoritratto con gli occhiali, olio su tela, 1801

La svolta

Nel frattempo nel 1773 sposa Josefa Bayeu, sorella del pittore Francisco Bayeu, che aveva trovato successo a Madrid. Verso la fine del 1774, complice la presenza del pittore Anton Raphael Mengs – tra i suoi ispiratori – e forse anche l’intervento del cognato fu chiamato nella capitale spagnola con l’incarico di eseguire cartoni per gli arazzi della manifattura reale di Santa Barbara, dei quali gran parte sono conservati al Museo del Prado (La scampagnata sulle rive del Manzanarre, La Maja e gli ammantellati, La vendemmia, La prateria di San Isidro, Il chitarrista cieco, La nevicata, Il muratore ferito, opere queste ultime dove comincia ad affiorare la sensibilità di Goya per il dolore e la miseria umana.

Il periodo che va dal 1776 al 1793 è il più felice della vita e della carriera di Francisco Goya. Nel 1778 ebbe accesso alle collezioni di corte dove conobbe le tele di Velazquez, di cui incise all’acquaforte 17 quadri, mentre l’anno dopo fu ricevuto da re Carlo III e nel 1780 fu nominato accademico “de mérito” dell’Accademia di San Fernando, quella stessa che inizialmente lo aveva respinto, di cui diventò vicedirettore nel 1785, mentre nel 1786 ottenne la carica di “pittore del re” e nel 1789 quella di “pittore di camera”.

scena d'inquisizione opera di francisco goya

Francisco Goya, Scena d’Inquisizione, olio su tavola, 1812-19, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando

Le opere di Francisco Goya

Oltre a composizioni religiose, a Saragozza e Madrid realizzò anche splendidi ritratti di personaggi dell’alta società dove tra scintillii di sete e gioielli le sue figure per quanto un po’ rigide e fisse rivelano volti dai quali emerge una spietata penetrazione psicologica.

Tra i ritratti più noti quelli di La Tirana (1791-92), della Duchessa d’Alba (1795) di cui si dice possa essere stata la sua amante, della Contessa Chinchon (1800 circa), Majas al balcone (1795), La famiglia di Carlo IV (1800).

Tra i dipinti di Francisco Goya anche parecchie scene di vita madrilena via via sempre più cupe: La sepoltura della sardina, La Corrida di paese, La processione dei flagellanti, Scena d’inquisizione e al tempo stesso quadri dove cominciano ad apparire elementi esoterici e stregoneschi: San Francesco Borgia e il moribondo impenitente (1788) La lampada del diavolo e Il grande caprone (1798).

Opera splendida dello stesso anno è la decorazione della cupola della cappella di San Antonio de la Florida a Madrid, nella quale sono conservate le ceneri del pittore.

Divenuto sordo nel 1792 Goya si chiuse sempre più in se stesso ma iniziò in questi stessi anni la serie di incisioni dei Capricci o Caprichos cui seguirono quelle dei Disparates, detti impropriamente Proverbi, e dei Disastri della guerra ispirati, questi ultimi, dalla guerra contro Napoleone: caricature crudeli, fantasie e allucinazioni paurose e misteriose, a rivelare una spietata visione del mondo e dell’uomo.

i caprichos di francisco goya

Una delle serie dei Caprichos di Francisco Goya, Nadie se conoce (Nessuno conosce sé stesso)

Con il ritorno di Ferdinando VII Francisco Goya riprende il suo posto come pittore di corte alternando i ritratti alle tele raffiguranti scene di tragedia e di catastrofe o, al contrario, una serenità religiosa assai rara nella sua opera (La preghiera nell’orto degli Olivi, L’ultima comunione di San Giuseppe Calazanzio, entrambe del 1819).

Nel 1823, pur senza rompere del tutto i contatti con la corte e gli ambienti madrileni, si stabilisce a Bordeaux, in Francia, dove visse con gli esiliati spagnoli liberali continuando a dipingere e dedicandosi alle litografie. Qui finì i suoi giorni ottantaduenne.

Grandissima è stata l’influenza dell’arte di Francisco Goya sui pittori che sono venuti dopo: Delacroix, Daumier e Manet sono tra i più noti che si sono ispirati a lui.

L’artista George Grosz

Un pittore più vicino ai giorni nostri che si è ispirato sicuramente a Goya è George Grosz, considerato uno degli epigoni più evidenti del maestro spagnolo.

George Grosz (Berlino 1893 – New York 1959) è stato un disegnatore e pittore americano di origine tedesca che dopo la scuola di lettere a Dresda e la scuola di arti decorative di Berlino esordì con disegni umoristici completando poi la sua formazione a Parigi.

Le sue opere manifestano un tratto acuto e incisivo che rivela un’ardita immaginazione trasformata più tardi in un sottile strumento di critica verso il regime nazista. Tra i suoi capolavori Lo specchio del borghese (1925).

una delle opere dell'artista george grosz

George Grosz, Scena di strada, 1930

Goya e Grosz in mostra a Palazzo Pigorini

Sia Francisco Goya che George Grosz hanno indagato la realtà del loro tempo attraverso l’arte e, nella fattispecie, la caricatura. Un modo per raccontare una realtà verosimile e distorta, un mondo alla rovescia.

Dedicata a questi due personaggi accomunati da un talento artistico piuttosto simile, seppure separati da 150 anni di storia, è la mostra “Goya – Grosz. Il sonno della ragione” presso Palazzo Pigorini di Parma dove i Caprichos di Francisco Goya dialogano con le opere di George Grosz.

Una mostra che fa il punto su due personalità profondamente coinvolte nella realtà del loro tempo anche attraverso posizioni politiche piuttosto esplicite denotando un legame reso noto dallo stesso George Grosz in una lettera ad un editore in cui commentava le perquisizioni dei nazisti nelle sue case in Germania: “Senza dubbio, i miei fogli sono tra le cose più forti che siano state dette contro questa particolare brutalità tedesca. Oggi sono più veri che mai e in futuro – in tempi, perdona la parola, più “umani” – verranno mostrati, proprio come oggi si mostrano le opere di Goya...”.

La mostra, dove e quando

GOYA – GROSZ. Il sonno della ragione, 23 settembre 2022 – 13 gennaio 2023, Palazzo Pigorini, Strada della Repubblica 29/A, Parma. Ingresso gratuito. Per maggiori informazioni manda una mail a pigorini@comune.parma.it oppure consulta questo sito.

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