La Beat Generation fu un movimento che segnò un’epoca, in particolare quella a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. Ma com’è nato questo movimento?
Gli anni succedutisi al secondo dopoguerra sono stati molto fertili sotto il profilo artistico e creativo sarà perché bisognava reagire a quel periodo terribile e disastroso che è stato la seconda guerra mondiale, ma non restava altro da fare che rimboccarsi le maniche e creare qualcosa di nuovo.
Questo ha indubbiamente stimolato le menti a volersi riscattare, almeno parzialmente, da un passato ancora troppo vicino nella sua cupezza e a rigettare mentalità e comportamenti guerrafondai, non solo nel Vecchio Continente ma anche nel Nuovo.
Sono pertanto germogliate correnti di pensiero pacifiste e antimilitari di cui una, in particolare, ha creato una vera rivoluzione culturale e questa è stata senz’altro la Beat Generation.

Lucien Carr, Jack Kerouac, Allen Ginsberg and William S. Burroughs. Autore sconosciuto, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
La Beat Generation, com’è nata
La Beat Generation è nata come un movimento giovanile di protesta. Tutto ebbe inizio alla Columbia University, negli anni Cinquanta del secolo scorso, dove s’incontrarono giovani studenti come Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Lucien Carr.
Costoro si opponevano alla vecchia tradizione idealistica e letteraria che i loro professori tenevano in vita e volevano offrire al mondo un nuovo modo di pensare, una nuova “visione”.
Il gruppo negli anni cambiò, si aggiunsero nuovi membri tra cui Neal Cassady, che finirà col diventare un importantissimo protagonista della scena beat, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti, di origini bresciane.

Jack Kerouac in una foto di Tom Palumbo, NY, USA, 1956 circa. CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons
Non si sa se beat avesse un significato positivo, preso da “beato”, una beatitudine collegata allo spiritualismo zen e alle droghe più svariate, o negativo per il riferimento a “beat” come “sconfitto” in partenza.
Il centro da cui scaturì tale rivoluzione fu senza dubbio New York con Allen Ginsberg, Jack Kerouac e Neal Cassady in prima linea contro il capitalismo, la discriminazione sessuale e la crescita del potere dei media.
Beat Generation e Ferlinghetti, la mostra bresciana
Ispirata a questo fenomeno socio-culturale e panorama underground americano è la mostra “A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia” che prenderà corpo dal 7 ottobre nella sede del Museo di Santa Giulia di Brescia.
Una rassegna dedicata anche, e soprattutto, alla figura di Lawrence Ferlinghetti, che ha avuto senz’altro un ruolo centrale nella diffusione della cultura beat mediante la City Lights Bookstore, la libreria e casa editrice da lui fondata nel 1953.

Lawrence Ferlinghetti nel Caffè Trieste. Foto Cmichel67, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
Tra le opere in mostra anche quelle dello stesso Ferlinghetti, italiano di origini bresciane che scoprì solo a vent’anni le sue origini in occasione della sua richiesta del certificato di nascita per arruolarsi nella Marina militare americana.
Nel 1955 l’artista decise di adottare definitivamente il cognome italiano, col quale firmerà poi tutte le sue opere. Non solo libri e documenti d’epoca, in mostra anche registrazioni video, fotografie e molto altro, materiale proveniente dallo sterminato archivio di Fernanda Pivano, amica di molti degli scrittori beat, alla quale si deve la diffusione nel nostro Paese delle loro opere.
La mostra, dove e quando
A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia, 7 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018, Museo di Santa Giulia, via Musei 81/b, Brescia.

2 COMMENTS
Adriana Pitacco
6 anni agoCome sempre ti rinnovo i complimenti per la ricchezza di informazioni che ogni volta attingo dai tuoi post.
Mi intriga molto scoprire il materiale proveniente dall'archivio della Pivano
Un grazie sincero e un augurio di una felice settimana
Adriana Pitacco
Maria Curci
6 anni agoGrazie e felice settimana anche a te, Adriana.