Con questo postblog voglio continuare a dare spazio alle donne dell’arte, spesso meno celebrate rispetto ai colleghi uomini: oggi la protagonista è Leonora Carrington, definita da Salvador Dalí “la più importante artista surrealista donna”.
La Carrington è al centro di una grande mostra a Milano, la prima in Italia interamente dedicata a lei.
Un’ottima occasione per scoprire insieme la sua storia e il suo universo creativo!
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I dolori della giovane Carrington: la biografia di Leonora Carrington
L’artista Leonora Carrington (Regno Unito, 1917 – Città del Messico, 2011) fu pittrice, scultrice e anche scrittrice. Nata in una famiglia dell’alta borghesia inglese ebbe un’infanzia agiata ma segnata da un forte desiderio di libertà.
Fin da bambina amava leggere e lasciarsi ispirare dai racconti del folclore irlandese (la madre era irlandese), inventando a sua volta storie che spesso avevano come protagonisti gli animali. Disegnava quelli che osservava nello zoo di Blackpool e più tardi cavalli e iene, in particolare, diventarono simboli ricorrenti della sua immaginazione artistica.
Il carattere ribelle di Leonora emerse presto: venne espulsa da due collegi cattolici e dovette affrontare anche le difficoltà legate alla dislessia.
Rifiutava le convenzioni sociali e familiari che le imponevano un ruolo tradizionale, ma soprattutto voleva seguire le sue passioni artistiche nonostante l’opposizione agguerrita del padre
Così a soli quindici anni si trasferisce a Firenze per studiare arte, e una volta rientrata in Inghilterra si iscrivee alla Chelsea School of Art.

L’incontro con Max Ernst
Nel 1937, durante una mostra, Leonora Carrington conosce l’artista surrealista Max Ernst e ne nasce una relazione intensa, che segna profondamente la sua vita e la sua carriera. Fu proprio attraverso Ernst che si avvicina al movimento surrealista.
Ma seppure ne riconobbe l’influenza, Leonora mantenne sempre uno sguardo critico sul movimento, come rivela una sua celebre frase: “Essere una donna surrealista significava, per lo più, preparare la cena per gli uomini surrealisti”.
La guerra e il manicomio
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la coppia Ernst – Carrington, che nel frattempo si era stabilita in Francia, si ritrovò divisa dalle circostanze: Max Ernst fu internato in un campo di concentramento dai nazisti, mentre Leonora Carrington ebbe un tracollo e venne ricoverata in manicomio, per volere della sua famiglia. Questa dolorosa esperienza le lasciò inevitabilmente segni profondi.
Fortunatamente riuscì a fuggire grazie all’aiuto del diplomatico messicano Renato Leduc, che la sposò offrendole immunità diplomatica e la possibilità di ricostruire la propria esistenza.
Anche se in seguito rivide Ernst, ormai entrambi sposati con altre persone, il loro legame apparteneva al passato: Leonora era pronta a intraprendere nuove strade creative.
L’approdo in Messico
Dopo una breve parentesi a New York, Leonora Carrington si trasferisce a Città del Messico, tappa fondamentale per la sua carriera. Qui sperimenta nuove tecniche e stringe amicizia con figure di spicco della scena messicana, tra cui Frida Kahlo e Diego Rivera.
Nel 1946 si delinea un altro capitolo importante per l’artista inglese sotto il profilo personale: chiuso il matrimonio con Leduc, infatti, sposa il fotografo ungherese Chiki Weisz, amico di Robert Capa e Gerda Taro, col quale ha due figli.
In Messico la Carrington ricevette anche la sua prima commissione museale: il Museo Nazionale di Antropologia le chiese di realizzare un’opera per la sala dedicata alla civiltà Maya contemporanea.
Quello stesso Messico dal quale si allontana momentaneamente a causa delle contestazioni del Sessantotto, che presero piede ovunque, ma dal quale non sapeva star lontana.
Infatti vi fece ritorno poco dopo diventando una delle protagoniste del movimento femminista messicano creando opere dedicate alla promozione dell’indipendenza femminile, come il celebre poster Mujeres Conciencia (1972).
La morte
Leonora Carrington si è spenta a Città del Messico il 25 maggio 2011, all’età di 94 anni.
Ha lasciato un’eredità ricca di opere visionarie a testimonianza di una carriera in cui ha sfidato convenzioni e stereotipi.
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Le opere di Leonora Carrington tra surrealismo, simbolismo e mito
Le opere surreali di Leonora Carrington continuano ad affascinare il pubblico e i collezionisti di tutto il mondo. Nel 2024, ad esempio, il dipinto Les Distractions de Dagobert (Le distrazioni di Dagoberto) è stato battuto all’asta per la cifra record di 28,5 milioni di dollari, confermando quanto la sua arte sia ancora molto apprezzata.
I suoi lavori sono custoditi nei più prestigiosi musei internazionali, dal Metropolitan Museum of Art al MoMA di New York fino al museo a lei dedicato in Messico. Proprio in questo paese, che divenne la sua seconda patria, l’artista rafforzò l’interesse profondo che provava per le tradizioni e le culture ancestrali.
Così quando il Museo di Antropologia messicano le chiese un’opera sulla civiltà Maya, la Carrington decise di immergersi interamente nella cultura locale: visitò villaggi a Oaxaca e in Chiapas, partecipò a riti sciamanici e trasformò quell’esperienza nel dipinto El Mundo Mágico de los Mayas(1963).
Il suo immaginario creativo si nutriva di natura, simbolismo, alchimia e misticismo. Non sorprende quindi che Leonora Carrington abbia realizzato anche un mazzo di tarocchi, composto da almeno ventidue carte, che – secondo il figlio – utilizzava per approfondire la pratica della cartomanzia.
Oltre alla pittura, si cimentò anche nella scultura. Una delle sue opere pubbliche più celebri è il monumentale coccodrillo in bronzo esposto a Città del Messico, ispirato a una poesia di Lewis Carroll.

Leonora Carrington, la mostra a Milano
Un omaggio a questa geniale artista, tra le principali donne del Surrealismo, qual è stata Leonora Carrington, lo riserva Palazzo Reale di Milano con la mostra “Leonora Carrington”, la prima che le viene riservata in Italia.
L’esposizione raccoglie oltre sessanta opere, tra dipinti e materiali d’archivio, che raccontano il carattere poliedrico di una donna capace di trasformare la sua vita di migrante ed esule in pura creazione artistica.
La rassegna mette in luce anche il legame profondo che Carrington ebbe con l’Italia, a partire dagli anni della formazione giovanile, quando a Firenze rimase affascinata dall’arte rinascimentale.
Un dialogo che ritorna oggi nelle sale di Palazzo Reale, offrendo al pubblico la possibilità di riscoprire un’artista che ha fatto dell’immaginazione un vero strumento di resistenza e conoscenza.
La mostra, dove e quando
Leonora Carrington, 20 settembre 2025 – 11 gennaio 2026, Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano. Per informazioni sul costo dei biglietti e sulla prenotazione consulta la sezione apposita del sito museale.



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