L’ex complesso di San Francesco della Scarpa, di cui vi parlo oggi, è situato a Bari in una via chiamata Pier l’Eremita, probabilmente dedicata al predicatore francese (1050 – 1115) che fu tra i fautori della prima crociata.
Il luogo sopra citato è ubicato nei pressi della Cattedrale di Bari, o anche Cattedrale di San Sabino, nella parte cittadina detta Bari vecchia e nelle vicinanze della zona portuale.
Non si tratta, a dir la verità, di una sede museale vera e propria poiché vi sono gli uffici del Polo Museale della Puglia, struttura impegnata nel coordinamento e promozione dei musei statali pugliesi. Il suo ingresso al pubblico pertanto è limitato alle conferenze o agli eventi culturali, comprese le mostre, che vi vengono organizzati durante l’anno ma si può sempre provare a chiedere, come ho fatto io, per effettuare una visita a fini conoscitivi e culturali.

Un piccolo scrigno
Si tratta di un piccolo scrigno nascosto nel centro storico del capoluogo pugliese le cui origini risalgono al 1220 e che ha attraversato diverse fasi nella sua costruzione ma anche nel suo utilizzo.
Un sito quindi antico che rimanda al periodo medievale della città di Bari, e non solo, poiché dai lavori di restauro al suo interno sono emerse sepolture sotto le quali sono state rinvenute monete bizantine ma approfondendo le indagini si è scoperto che il sito fu abitato fin dalla preistoria.

San Francesco d’Assisi
Il complesso di San Francesco della Scarpa è stato in origine un convento la cui prima pietra, a quanto si narra, fu posta proprio da San Francesco d’Assisi in persona, di passaggio a Bari forse prima di recarsi in Terra Santa e che – secondo la leggenda (non si sa quanto verosimile) – fu ospitato nel Castello Svevo da Federico II, dopo aver ricevuto in dono dalla famiglia Dottula, una delle storiche famiglie della città, la cappella di Santa Caterina che fu destinata all’ordine dei Frati Minori.

Perché dunque fu chiamato il convento “San Francesco della Scarpa”? È presto detto: è probabile che l’edificio fu così denominato per effettuare una distinzione tra i frati conventuali, che si insediarono a Bari nel periodo quattrocentesco (intorno al 1436), e quelli osservanti poiché i primi erano soliti calzare dei sandali e nello specifico degli zoccoli, al contrario dei frati osservanti che erano chiamati anche frati minori scalzi.

Le trasformazioni
La struttura, come già sostenuto, in principio fu un convento ma nel corso dei secoli diverse furono le trasformazioni che affrontò così come diversi furono i suoi utilizzi. Intorno al 1300-1320 fu poi terminato l’ampliamento della cappella di Santa Caterina con la costruzione della chiesa medievale dedicata al santo di Assisi.

Successivamente, nel 1511, fu eretto il chiostro, di forma quadrangolare, e a testimonianza di ciò vi è un epigrafe con lo stemma nobiliare dei De Cortico, una famiglia di nobili locali che contribuì alla sua costruzione mettendo a disposizione il denaro utile allo scopo.

Il chiostro è immerso in un ambiente ameno con un giardino, dove vi sono alberi di agrumi, e un pozzo che un tempo era sormontato dalla statua raffigurante Santa Caterina d‘Alessandria a cui è dedicata la cappella donata dalla famiglia Dottula ai francescani e la cui statua, opera di Paolo Catalano da Cassano e realizzata negli anni 30 del 500, è tuttora presente seppur un po’ usurata dal tempo e dalle condizioni atmosferiche.

Il complesso di San Francesco della Scarpa comprendeva anche l’oratorio, il refettorio con la cucina, e il dormitorio dei frati. Esso servì come ricovero per poveri e ammalati specie in determinate circostanze come peste e terremoti.
Dall’utilizzo militare a quello attuale
In seguito iniziò per il complesso il periodo di decadenza quando si cominciò ad utilizzarlo per scopi militari, come successe con Napoleone Bonaparte prima (fine 700), che provvide a sopprimere il convento con l’incameramento dei beni, e con la dinastia borbonica dopo (nell’800).

Questo nuovo uso della struttura proseguì con l’Unità d’Italia fino ad arrivare agli anni della seconda guerra mondiale quando diventò sede di un corpo militare durante il fascismo. Con la fine della guerra fu destinato all’accoglienza dei profughi.
Attualmente ospita la sede del Polo Museale della Puglia mentre all’interno della chiesa di S. Francesco si trova il laboratorio di restauro.
Ulteriori informazioni
L’ex complesso di San Francesco della Scarpa si trova in via Pier L’Eremita 25, a Bari.
Per maggiori informazioni o per effettuare una visita contattare il Polo Museale della Puglia: https://musei.puglia.beniculturali.it/contatti/
Tutte le foto sono state da me realizzate su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Polo Museale della Puglia – che ringrazio, insieme allo storico dell’arte dott. Isacco Cecconi, per avermi offerto questa opportunità.
Maria, sono contenta che tu abbia raccontato uno scorcio della tua Bari: deve essere una bellissima città e tu ne devi parlare ancora!
Nonostante ci siano degli uffici all’interno dell’ex complesso di San Francesco della Scarpa, il solo passeggiare ne chiostro mette calma. Magari in una calda giornata estiva per rinfrescarsi. Io lo facevo sempre quando lavoravo a Bolzano: c’erano dei chiostri con le relative chiese dove mi infilavo per scappare dalla confusione dei turisti.
Tranquilla Katia ne ho di posti ancora da scoprire della mia Bari e da far scoprire anche agli altri! Si indubbiamente è un luogo che ti dà un senso di amenità e specie in questo periodo ce n’è bisogno. Certo, poter andarci ogni volta che lo si vuole non è possibile ma cogliere l’opportunità quando ce n’è, indubbiamente. Poi anche il contesto in cui è collocato ha il suo perché!
Ho vissuto tanti anni a Bari, e tutt’ora ci lavoro. Non conoscevo assolutamente questo complesso, davvero molto interessante.
Si, è un luogo un po’ nascosto ma che val la pena scoprire, a maggior ragione se vivi o sei di stanza a Bari! 🙂
Non conosco Bari ma adoro i chiostri e questo sembra essere molto bello.
Spero di riuscire a visitarlo presto.
Te lo auguro! Bari, compreso il chiostro, è davvero meritevole di essere visitata.
Bari é una di città che ancira non ho visitato, e ho l’idea che, la oarte stirica-Bari vecchia-, possa esprimere un fascino incredibile, questo tuo articolo me lo conferma
Barbara, allora ti aspetto! Si, confermo, ne vale davvero la pena. 😉
Bellissimo! non lo conoscevo e sono una maniaca di chiostri quindi… per me è imperdibile! Grazie per avermelo fatto conoscere.
Grazie a te per aver apprezzato!
Pur abitando a pochi chilometri da Bari e pur avendo studiato e lavorato in questa meravigliosa città, devo purtroppo ammettere di non conoscere il complesso di San Francesco della Scarpa. Oltre che polo museale, è un luogo davvero ricco di storia e bellezza. Spero di riuscire a visitarlo presto.
Maria Domenica
Te lo auguro, magari fammi un fischio quando vieni a Bari così c’incontriamo pure! 🙂
ciao Maria Curci
grazie per avermi scritto.
Sono di Bari, città che ho lasciato quando avevo 30 anni appena compiuti, ora ne ho 18 di più. Quando scendo a vedere i miei genitori (Japigia) mi emoziono, non solo perché torno dove sono nata ma perché l’ho vista cambiata e trasformata ed abbellita. Ho l’orgoglio di essere di Bari. Ma quest’anno non scendo. I miei genitori hanno deciso che vogliono venire loro da me a Merano (Bolzano), in montagna al fresco. Mi fa piacere che tu faccia questo servizio attraverso il tuo blog per far conoscere Bari. Ora c’é crisi di turismo, …. ma se ci riesci potresti lanciare il turismo con il tuo blog.
Conoscevo Barivecchia ma non questo chiostro.
ciao
Sr. Mariadoria
Ciao Suor Mariadoria. Davvero sei di Bari? Che sorpresa! In realtà questo blog è dedicato all’Italia intera e non solo a Bari però mi piace parlare anche della mia città, che ha in sé molta bellezza da scoprire come tu stessa hai ammesso. Sicuramente ci saranno altri articoli al riguardo!