Ho scoperto che la mia città è dotata di un orto botanico, anzi del Museo Orto Botanico che si trova all’interno del Campus universitario di Bari al pari di un’altra struttura museale di cui ho avuto modo di raccontare qualche giorno fa, ossia il Museo di Scienze della Terra, entrambi visitati in un’assolata ed estiva mattina di fine maggio.
Data la calura, piuttosto pesante, del periodo forse visitare il Museo orto botanico in estate non è il massimo a causa del sole cocente ma farlo nelle giornate miti di fine autunno e, soprattutto, di metà primavera probabilmente dev’essere un’esperienza molto più gradevole e anche più indicata per osservare i fiori sbocciare.
Ad ogni modo visitare il Museo botanico della mia città è stata una bella esperienza amando la natura e il verde, gli elementi essenziali di qualsiasi orto botanico.

L’entrata del Museo Orto Botanico di Bari. Photo credit Art and Cult Blog
La storia del Museo Orto Botanico
Il Museo Orto Botanico di Bari è stato istituito per la prima volta nel 1955 dopo che la Facoltà di Scienze fu dotata di una villa con annesso suolo agrario di 5000 metri quadri all’interno del Campus universitario.
Anche se, andando indietro nel tempo, è emerso che non si tratta del primo orto botanico di cui Bari è stata provvista in quanto già nell’agosto del 1813 fu realizzato il primo orto botanico cittadino grazie ad un decreto di Gioacchino Murat del 16 febbraio 1810.
Tale decreto dichiarava che ogni capoluogo di provincia doveva dotarsi di una Società di Agricoltura con relativo orto che doveva servire per la sperimentazione e la produzione di piante agrarie e ornamentali.

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Questo primissimo orto botanico però ebbe una vita piuttosto breve a causa del ritorno dei Borbone sul trono di Napoli, evento che costrinse la nata Società agraria ad abbandonare la sede iniziale e trasferirsi in locali di fortuna.
Nel 1858 il Comune di Bari, dopo lunghe dispute, concesse un suolo in prossimità della costa dove fu eretto l’edificio della Società Economica con annesso orto. Ma anche in questo caso il tentativo di dotare la città di Bari di un Orto botanico fallì per effetto dell’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia. Così che il decreto dell’11 febbraio 1886 emanato da Vittorio Emanuele II sancì la sua definitiva soppressione.
Con la collocazione definitiva dell’Istituto di Botanica all’interno del Campus universitario, nel 1955, e la conseguente nascita dell’attuale istituto botanico con tanto di orto la città di Bari ha potuto finalmente vedere realizzata un’opera che da oltre un secolo e mezzo s’era inseguito invano e a più riprese.

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L’Erbario e la Banca del Germoplasma
Al museo botanico oltre all’orto sono annessi anche l’Erbario e la Banca del Germoplasma che, in sinergia col museo, permettono di perseguire gli scopi per i quali l’edificio è stato istituito: studio, ricerca, divulgazione e conservazione della biodiversità vegetale.
Tra i diversi tipi di piante presenti nella struttura vi sono le piante officinali, quelle esotiche, acquatiche e anche piante tipicamente pugliesi che hanno una particolare importanza sotto il profilo conservazionistico essendo a rischio di estinzione o perché rare, endemiche o comunque di interesse fitogeografico.

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L’Erbario, chiamato col nome scientifico di Herbarium Horti Botanici Barensis, fu creato per volere dalla prof.ssa Eleonora Francini Corti (1904-1984), che dal 1939 al 1961 fu professoressa ordinaria di Botanica presso l’Università di Bari.
Tra le collezioni presenti ve ne sono alcune che risalgono al XIX secolo (il campione più antico conservato è datato 1809) e che rivestono una certa importanza storica e scientifica, come ad esempio quelli degli erbari Palanza e Chiovenda.
Una delle collezioni storiche più rilevanti è la Xylotomotheca Italica di Adriano Fiori realizzata nei primi anni del Novecento.

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La Banca del Germoplasma (BG-MOBB), attiva dal 2005, ha l’obiettivo di conservare i semi di oltre 100 specie autoctone della flora spontanea pugliese, alcune delle quali di particolare importanza perché a rischio di estinzione, o in quanto endemiche o subendemiche.
Ulteriori informazioni sul museo
Il Museo, a ingresso gratuito (tranne che per le visite guidate), si trova in Via Orabona 4 ed è accessibile dal lunedì al venerdì dalle ore 8:30 alle 13:30. Per maggiori informazioni ti consiglio di visitare questa sezione oppure chiamare il numero 080/5442152.

2 COMMENTS
Katia
9 mesi agoQuanto adoro gli Orti Botanici! Raccontano anche loro sempre qualcosa di interessante e dall’altra, è un tuffo nella natura cittadina.
Io ho l’abitudine, quando posso, di visitare gli orti botanici in diversi momenti dell’anno. Il migliore è sempre in primavera quando tutto fiorisce e in estate per rifugiarsi dalla calura estiva. Pensa che l’Orto Botanico di Padova l’ho visto per la prima volta in inverno!
Maria
9 mesi ago AUTHORHai proprio ragione, gli orti botanici sono un tuffo nella natura cittadina e sono contenta di averne scoperto uno nella mia città! Tra l’altro ho intenzione di ritornarci perché m’è sembrato di non averlo esplorato per intero complice un po’ di fretta per poter prendere l’autobus di ritorno.