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Le opere dei Macchiaioli in mostra a Trieste

le opere dei macchiaioli in mostra a trieste

Il movimento artistico dei Macchiaioli è al centro di una mostra a Trieste. Si tratta del movimento italiano più interessante dell’Ottocento, che presenta punti in comune con quell’altra grande corrente che si va delineando nello stesso periodo, la seconda metà dell’Ottocento, in Francia ovvero l’Impressionismo. Ma vediamo di scoprire meglio come sono nati i Macchiaioli.

Le origini del movimento

Col nome di Macchiaioli furono indicati per la prima volta e in modo ironico, nel 1861, alcuni pittori che all’esposizione della Promotrice fiorentina di quell’anno avevano presentato quadri di paesaggi da loro stessi definiti “macchie” perché dipinti a semplici macchie di colore.

Il nome “macchiaioli”, accettato dagli stessi artisti, entrò nell’uso comune per indicare, spesso impropriamente, tutti i pittori toscani di tendenza realistica e veristica della seconda metà del XIX secolo.

Per la comunanza di idee e intenti degli aderenti, per l’omogeneità delle opere, per la statura dei singoli artisti e per il momento storico nel quale fece le sue prove, il movimento artistico dei macchiaioli lo si può considerare il più notevole della pittura italiana dell’Ottocento, l’unico che esca coscientemente dall’ambito regionale inserendosi nel più vasto panorama del realismo europeo.

il caffè michelangiolo punto di ritrovo degli esponenti del movimento artistico dei macchiaioli

Adriano Cecioni, Il Caffè Michelangiolo, 1861

Gli artisti

Alimentata da vasti fermenti, da idee liberali, da spiriti rivoluzionari nati col secolo ma accentuati dopo la guerra e i moti del 1848, la lotta contro l’arte ufficiale e contro le stanche accademie neoclassiche era già stata iniziata da artisti di valore che avevano portato la pittura fuori da ogni schema predominante: come Giovanni Carnovali, detto il Piccio, nell’Italia settentrionale, Giacinto Gigante e Filippo e Giuseppe Palizzi a Napoli.

Queste esperienze non uscivano però dall’ambito provinciale e non potevano illuminare quel gruppo di artisti irrequieti e anticonformisti che in virtù di questo, dopo le lotte quarantottesche, presero a riunirsi a Firenze nella saletta di un caffè di Via Larga, il “Michelangiolo”.

E se dal 1850 al 1854 questo cenacolo, pur nutrendosi via via di nuovi arrivi, fu solo una scomposta scapigliatura che reagiva disordinatamente alle Accademie e ai loro dogmi, tra il 1855 e il 1861 convennero al “Michelangiolo” diversi artisti da ogni parte d’Italia tra cui: i livornesi Giovanni Fattori e Serafino De Tivoli, il pisano Odoardo Borrani, i fiorentini Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Raffaello Sernesi e Adriano Cecioni, il romagnolo Silvestro Lega, il ferrarese Giovanni Boldini e altri ancora, ciascuno recando il proprio contributo alla nuova arte.

Cominciò il De Tivoli, seguito dagli altri, a dipingere a violenti contrasti di ombra e di luce, che furono chiamati macchia.

dipinto di giovanni fattori tra i principali membri del movimento dei macchiaioli

Giovanni Fattori, La Rotonda dei bagni Palmieri, olio su tavola, 1866, Galleria d’arte moderna, Firenze

La pittura dei Macchiaioli

In questa nuova pittura di macchia non prevale la velatura, il chiaroscuro, ma tutto si gioca su tocchi precisi di colore per contrasto di scuri su chiari e viceversa. I volumi e le ombre sono dati dai soli colori, mentre le prospettive e gli spazi sono resi dai toni graduati della luce: una tecnica abbreviata e diretta, maturata all’aperto, che coglie il senso e l’atmosfera delle cose.

Così con la Promotrice fiorentina del 1861 i Macchiaioli uscirono apertamente alla ribalta anche se con poco successo di mercato. Sono di quegli anni i capolavori nati tra i campi a Pergentina dove lavoravano il Lega, il Borrani, il Sernesi e l’Abbati, mentre al mare della Spezia e delle Cinque Terre dipingevano Signorini, Banti e Cabianca, Fattori e Costa invece prediligevano la Maremma, il Cecioni Napoli.

Divennero più frequenti i viaggi a Londra e soprattutto a Parigi, dove Boldini, De Tivoli e De Nittis si stabilirono seguiti, nel 1874, da Federico Zandomeneghi nel suo breve periodo macchiaiolo.

Ma lontano dal famoso caffè, il cenacolo, privo del centro comune si disgregò e così si disperse quell’idea di rinnovamento artistico che aveva per un momento dato luce e carattere alla pittura dei macchiaioli. 

dipinto di silvestro lega del movimento artistico dei macchiaioli

Silvestro Lega, L’elemosina, 1884

Morti in seguito alcuni esponenti e assenti altri artisti dall’Italia, si può dire che dopo il 1870 solo Fattori, Lega e Signorini crearono opere di qualità, anche se non sempre possono essere definiti macchiaioli a stretto rigore di termine.

Così si estinse a poco a poco la “rivoluzione della macchia”, movimento che creò opere notevoli e che avrebbe potuto aprire alla pittura italiana orizzonti più vasti.

I Macchiaioli, la mostra triestina

Il Museo Revoltella di Trieste celebra il movimento artistico dei Macchiaioli attraverso la mostra “I Macchiaioli”, che racconta l’intera esperienza di questa corrente a partire dal 1855 mediante un corpus di oltre 80 opere altamente significative.

La mostra, dove e quando

I Macchiaioli, 19 novembre 2022 – 10 aprile 2023, Museo Revoltella, Via Diaz 27, Trieste.

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