La fotografa Inge Morath è la protagonista di una mostra a Milano. Ma chi è stata costei? Ti anticipo che ha avuto un ruolo molto importante non solo nel campo della fotografia ma anche della parità di genere. Puoi approfondirne qui sotto. Buon proseguimento di lettura!
Inge Morath, la biografia
L’austriaca Inge Morath (Graz, maggio 1923 – New York, gennaio 2002), figlia di scienziati, s’è distinta come una delle primissime donne fotoreporter della mitica agenzia Magnum Photos, quella – per intenderci – fondata nel 1947 dai migliori fotografi europei del periodo come Robert Capa e Henri Cartier-Bresson e di cui hanno fatto parte anche altri celebri nomi come Steve McCurry e il nostro Ferdinando Scianna.
Dopo gli studi in lingue, effettuati a Berlino durante la seconda guerra mondiale (“ho studiato dove ho potuto trovare uno spazio tranquillo, presso l’Università e le stazioni della metropolitana che servivano come rifugi antiaerei” sostenne in proposito), cominciò a lavorare prima in una fabbrica berlinese accanto a prigionieri di guerra ucraini e poi dopo la guerra come traduttrice e giornalista.

Ad avvicinarla all’universo della fotografia professionale è l’amico fotografo Ernst Haas, incontrato nel periodo del dopoguerra a Vienna, col quale comincia a lavorare insieme.
Inge Morath e l’ingresso nella Magnum Photos
Qualche anno dopo Robert Capa, uno dei principali fondatori della Magnum Photos al quale Inge si presentò per ottenere lavoro, la invita ad unirsi alla neonata agenzia come redattrice ed editor e anche come ricercatrice.
Qui incontrerà Henri Cartier-Bresson che la influenzò abbastanza da farle sostenere di aver imparato a fotografare sul serio studiando il suo modo di realizzare le foto, quelle stesse che lui inviava all’agenzia.
In seguito, nel 1955, diventerà un membro effettivo della Magnum Photos oltre che la prima donna ad esservi ammessa, ma anche la prima ad affermarsi in una disciplina fino ad allora prevalentemente maschile riuscendo così ad abbattere un bel po’ di pregiudizi connessi a questo ambito.

Un gran bel lavoro di costanza e determinazione, e pure di coraggio se pensiamo che inizialmente Inge fu costretta, per proporre i suoi primi scatti ai vari editori, a firmarsi con lo pseudonimo maschile di Egni Tharom.
Inge e la fotografia
Inge cominciò, o forse sarebbe meglio dire, ritornò a fotografare nel 1951 a Londra, dove si trasferì dopo aver sposato il giornalista Lionel Birch. Smise infatti per un certo periodo, durante la guerra, di scattare foto. Effettuò anche un apprendistato con Simon Guttman, editor di Picture Post.
Grazie alla fotografia la Morath non temeva cambiamenti, esperienze, né barriere di sorta, sia linguistiche che culturali e tantomeno geografiche. Si dimostrò infatti un’instancabile viaggiatrice: affrontava seriamente ogni trasferta di lavoro al punto da voler conoscere e approfondire le tradizioni e la cultura dei luoghi in cui si recava studiandone principalmente la lingua, tanto che nel corso del tempo acquisì una tale padronanza da parlare fluentemente sette idiomi.

Riflesso di una personalità curiosa che la agevolò nel prendere contatto con le diverse culture, lingue e esseri umani. Lei stessa sosteneva che la fotografia era una questione molto personale: “La fotografia è un fenomeno strano… Ti fidi dei tuoi occhi, ma non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Un modo per ricercare la verità interiore.
Un particolare che si evince naturalmente dai suoi scatti, compresi quelli che ripercorrono le tappe dei suoi principali reportage etnografici.
Tra i Paesi che ebbe spesso modo di visitare la Spagna, l’Italia, la Cina, l’India, la Russia – dove conobbe gli artisti e i letterati oppressi dal regime – l’Iran e la questione femminile al suo interno, e naturalmente gli USA e New York dove visse in seguito al matrimonio con Arthur Miller dopo che questi si separò da Marylin Monroe, che la stessa Inge immortalò in quello che secondo il magazine Elle è forse il ritratto migliore, quello che meglio esterna il bagliore della star e l’irrequietezza della sua anima.

Inge Morath, la mostra milanese
La fotografa austro-americana è al centro della mostra “Inge Morath. La vita, la fotografia” presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano.
Una rassegna che ripercorre il cammino umano e professionale compiuto da Inge Morath a partire dagli esordi, al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson, fino alla collaborazione con prestigiose riviste tra cui LIFE, Paris Match e Vogue. Nel mezzo i suoi fotoreportage in giro per il mondo e le foto realizzate ai personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura.
La mostra, dove e quando
Inge Morath. La vita, la fotografia, 19 giugno – 1 novembre 2020, Museo Diocesano Carlo Maria Martini, Milano. Biglietto intero € 8, ridotto € 6. Dal 6 luglio al 14 settembre la mostra sarà aperta solo dalle 18 alle 22. Maggiori info sul sito.

2 COMMENTS
claudia PETTINARI
3 anni agoHo visto la mostra a Roma, al Museo di Trastevere, e l’ho apprezzata molto. Lei ha anche una storia privata particolare che non traspare dalle fotografie. Non deve essere stato facile in un mondo così prettamente maschile a quell’epoca
Maria Curci
3 anni ago AUTHORSi, infatti! Ha indubbiamente il suo valore e per questo ho voluto darle spazio, anche come donna che è riuscita a farsi spazio in ambiti fino ad allora tipicamente maschili e quindi a schiudere porte per chi è venuta dopo.