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La storia dei ghetti ebraici in mostra a Ferrara

la storia dei ghetti ebraici in mostra a ferrara

Al Meis di Ferrara è stata allestita una mostra dedicata al ghetto, un buon pretesto per approfondire la questione scoprendo la storia dei ghetti ebraici italiani.

Il ghetto ebraico, le origini

Il termine “ghetto” indicava un tempo il quartiere di una città in cui venivano confinate le comunità ebraiche che non potevano uscire da una certa ora della sera fino all’alba.

Fin dall’antichità comunque erano queste stesse comunità a manifestare la tendenza a isolarsi in quartieri, per salvaguardare principalmente l‘individualità della loro fede e del loro culto.

Ma se con gli imperatori pagani poterono godere della più ampia libertà, l’affermazione del Cristianesimo portò un significativo cambio di rotta nelle comunità giudaiche: il codice di Giustiniano infatti rifiutò agli Ebrei lo ius honorum che era stato loro riconosciuto da Caracalla.

Generalmente due sono sempre stati i temi principali alla base dell’intolleranza nei confronti degli ebrei: il popolo ebraico è collettivamente responsabile della crocifissione di Gesù; la sua dispersione nel mondo rappresenta il castigo di questo delitto.

Argomenti che non hanno mai tenuto conto della realtà storica, come risulta dalle testimonianze dell’epoca secondo le quali soltanto un’infima minoranza fu effettivamente responsabile della morte di Gesù, peraltro ebreo lui stesso.

Il ghetto fu una delle più gravi violazioni della libertà individuale operate contro gli ebrei. Ebbe ripercussioni sia nel campo economico-sociale che in quello psicologico, e contribuì a instaurare una differenza tra la lingua parlata dai cristiani e quella parlata dagli ebrei.

ghetto ebraico di venezia tra gli storici ghetti ebraici italiani

Uno scorcio del ghetto ebraico di Venezia. Foto Pixabay

La nascita dei primi ghetti ebraici italiani

La storia dei ghetti ebraici italiani inizia con l’istituzione del primo ghetto come dimora coatta a Venezia dove nel 1516 gli ebrei della città furono costretti a concentrarsi nel “gheto” (in veneziano), in un quartiere cioè dove si trovava una fonderia di metalli.

L’obbligo vigente nelle grandi e medie città di riunire tutti gli ebrei in un quartiere chiuso con portoni serrati dall’esterno al tramonto e aperti all’alba risale a una bolla di papa Paolo IV, del 12 luglio 1555 (Cum nimis absurdum).

L’istituzione, attuata dapprima nello Stato pontificio, si estese in tutta Italia. Tra le grandi città in cui la comunità ebraica era numerosa le uniche eccezioni furono Livorno e Pisa, che non ebbero mai un ghetto.

il portico di ottavia nel ghetto ebraico di roma

Una veduta del portico d’Ottavia, nel ghetto ebraico di Roma. Foto per gentile concessione di Claudia di www.artwanderlust.com

L’abolizione dei ghetti

Nel resto d’Europa i cosiddetti ghetti non erano che semplici “giudecche” e non avevano le caratteristiche proprie del ghetto. La Rivoluzione francese, riconducendo gli ebrei sotto il diritto comune, contribuì fortemente alla trasformazione dei ghetti, che finirono col perdere le caratteristiche fondamentali fino a scomparire del tutto nella seconda metà del XIX secolo, mentre a Roma il ghetto fu abolito nell’aprile 1847 da Pio IX.

La seconda guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale i nazisti costrinsero gli ebrei dell’Europa orientale a vivere in particolari quartieri, ritornati a essere veri e propri ghetti, separati da alte mura dal contatto con l’esterno.

Trasformati in campi di lavoro, nei quali la popolazione era costretta a vivere in regime comunitario, i ghetti furono destinati a sparire sia per l’asfissia progressiva dovuta alla sovrappopolazione sia per i Pogroms e l’evacuazione verso i campi di concentramento e di sterminio.

monumento per gli ebrei nel ghetto di varsavia

Monumento in memoria degli ebrei deportati nel ghetto di Varsavia. Foto Pixabay

Ridotto a 40mila abitanti il ghetto di Varsavia si ribellò ai tedeschi e venne distrutto pietra su pietra, dopo un’eroica difesa, nell’aprile-maggio del 1943. A ricordo di quest’evento un museo è stato costruito sulle sue rovine.

La mostra dedicata ai ghetti ebraici a Ferrara

Dedicata al ghetto ebraico è la mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori” ospitata presso il MEIS – Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara dove il “dentro e fuori” del titolo fa riferimento, come s’intuisce, a quello stare perennemente sospesi tra la vita all’interno del ghetto e quella fuori, una relazione continua che ha segnato la strada degli ebrei verso l’emancipazione.

L’esposizione ripercorre i momenti cruciali della storia moderna dal punto di vista ebraico con materiali e opere eterogenee provenienti dall’Italia e dall’estero.

dipinto di ulvi liegi interno della sinagoga di livorno

Ulvi Liegi, L’interno della sinagoga di Livorno, olio su tavola, 1935, Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno.

Tra questi spiccano l’imponente dipinto Ester al cospetto di Assuero di Sebastiano Ricci, proveniente dal Palazzo del Quirinale, il Ritratto di Giuseppe Garibaldi ad opera di Vittorio Corcos e Interno della sinagoga di Livorno di Ulvi Liegi (entrambi dal Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno).

La mostra, dove e quando

Oltre il ghetto. Dentro&Fuori, 29 ottobre 2021 – 15 maggio 2022, MEIS Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, Via Piangipane 81, Ferrara. Biglietto intero € 11, ridotto € 8. Per maggiori informazioni manda una mail a info@meisweb.it oppure visita la sezione dedicata alla mostra.

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