La pittrice Artemisia Gentileschi, tra le donne artiste più conosciute nella storia dell’arte, è la protagonista di una mostra partenopea. A Napoli vi ci soggiornò per un certo peiodo della sua vita e fu sempre a Napoli che la morte la colse. Un rapporto particolare quello col capoluogo campano che va scoperto tenendo conto della biografia dell’artista.
Chi è stata Artemisia? Alcuni particolari della sua vita, come la violenza subita, sono conosciuti ai più ma questa donna deve aver avuto l’indole particolarmente tosta se si considera la tenacia con la quale ha voluto perseguire il suo progetto artistico nell’epoca in cui ha vissuto, i traumi subiti e certe esternazioni fatte come quando garantì ad uno dei suoi committenti “Ritroverà l’animo di Cesare nel corpo di una donna!”. Che ne dici se la scopriamo meglio?
Artemisia Gentileschi, la biografia
Artemisia Gentileschi (Roma 1597 – Napoli 1653), prima di cinque fratelli (tutti maschi), fu figlia e allieva di suo padre, il pittore Orazio Gentileschi, amico del Caravaggio del quale lei stessa ne proseguì lo stile portandolo con notevole successo proprio a Napoli dove lavorò lungamente accogliendo anche le suggestioni dei maggiori pittori napoletani del primo Seicento, tra cui Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino.
Eppure suo padre, rimasto vedovo quando Artemisia raggiunse i 12 anni di età, avrebbe voluto inizialmente per lei un destino diverso: voleva infatti che prendesse i voti ma alla fine per fortuna la lasciò libera di seguire il suo sogno, ossia quello di diventare una “pittora” come Artemisia stessa amava ripetere.
Come il padre, amò la preziosità dei colori e la raffinata resa sulle stoffe. Orazio cercò di trasmetterle i rudimenti del mestiere e fece si che il talento della figlia si esprimesse nel migliore dei modi. Ciononostante il rapporto padre-figlia fu piuttosto conflittuale avendo entrambi due personalità molto forti.

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della pittura, colore ad olio, 1638-39, collezione reale, Kensington Palace, Londra
La violenza
A diciotto anni Artemisia Gentileschi subisce la violenza sessuale da parte di Agostino Tassi, pittore talentuoso anch’egli, amico e collega del padre da quest’ultimo messo a disposizione della figlia affinché migliorasse le sue doti pittoriche nel campo della prospettiva.
Ma bastò un’assenza del genitore che il Tassi subito ne approfittò dopo aver provato a concupirla in diverse occasioni, ma con scarsi risultati perché veniva sempre prontamente respinto.
Tradita due volte da Agostino Tassi che le promise di sposarla ma non lo fece mai perché già coniugato con un’altra, seguì per Artemisia un periodo buio, costretta a fare i conti con la violenza subita e con l’umiliazione pubblica da affrontare compreso il processo contro il Tassi dove per testimoniare la verità fu costretta a subire una forma di tortura alle mani, le sue migliori alleate nel dipingere.
Il suo carnefice alla fine fu ritenuto colpevole ma riuscì a cavarsela allontanandosi per qualche tempo da Roma mentre Artemisia fu costretta dal padre Orazio per salvare l’onore a sposare Pierantonio Stiattesi, un mediocre pittore fiorentino di nove anni più anziano con cui ebbe quattro figli.

Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne, olio su tela, 1612-13, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli
Il soggiorno fiorentino
Il matrimonio la portò a trasferirsi a Firenze e questa fu una nota positiva per la pittrice romana perché le consentì di cambiare aria e di allontanarsi dalla presenza ingombrante del padre. Senza contare che nella città toscana poté stringere feconde amicizie, come quella con Galileo Galilei e con Michelangelo Buonarroti il Giovane nipote di Michelangelo Buonarroti, ed essere ammessa alla corte di Cosimo II dei Medici.
Riuscì per questo ad ampliare le sue doti pittoriche ma anche la sua cultura: imparò a scrivere mentre prima sapeva solo leggere. La sua fama di conseguenza crebbe a dismisura, esteticamente era anche una bella donna e coniugando bellezza e talento non passava certo inosservata.
Nel luglio del 1616 diventò la prima donna ad essere ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze fondata da Giorgio Vasari nel 1563. Vi rimase iscritta fino al 1620, l’anno in cui ritornò a Roma per sistemare questioni familiari. Spesso s’è ritrovata a risanare i debiti contratti dal marito, per cui si può dire che era lei a mantenere la famiglia.

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come martire, olio su tavola, 1615, collez. privata
Artemisia a Napoli
Nel 1630 approda a Napoli dopo Venezia. La città partenopea era infatti diventata molto conosciuta e apprezzata a livello europeo ma anche ambita da mercanti e soprattutto da artisti in cerca di committenze. Napoli fu anche la città dove Artemisia venne maggiormente apprezzata come donna e come artista mentre altrove le dedicavano sonetti irrispettosi e ingiurie. Ma nonostante questo ebbe con la città un rapporto di amore-odio.
Molte sono le opere di Artemisia conservate a Napoli tra cui una grande tela d’altare che ha come tema l’Annunciazione e la famosa Giuditta che decapita Oloferne, entrambe conservate al Museo di Capodimonte.

Artemisia Gentileschi, San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, olio su tela, 1636-37, Cattedrale di Pozzuoli, Pozzuoli, Napoli
Artemisia Gentileschi, la mostra napoletana
Fu proprio a Napoli che si spense ed è sempre qui che le è stata tributata di recente una mostra, Artemisia Gentileschi a Napoli, presso la sede napoletana delle Gallerie d’Italia incentrata sui lavori che la pittrice realizzò durante il suo soggiorno napoletano.
In tutto una cinquantina di opere provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Tra le istituzioni che vi hanno apportato la propria collaborazione troviamo la prestigiosa National Gallery di Londra ma anche il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Università degli Studi “L’Orientale” e l’Archivio di Stato di Napoli.
Un’ottima occasione per riscoprire una delle prime artiste femministe ed emancipate della storia.
La mostra, dove e quando
Artemisia Gentileschi a Napoli, 3 dicembre 2022 – 19 marzo 2023, Gallerie d’Italia, Via Toledo 177, Napoli. Biglietto intero € 7, ridotto € 4. Per maggiori informazioni sulla mostra ti consiglio questo link.

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