Come vivevano i bambini nell’antica Roma? Una mostra presso gli Uffiz di Firenze ce lo rivela attraverso opere che attestano la loro vita quotidiana. Ma prima conviene soffermarci su alcuni aspetti per capire meglio.
I diritti dei bambini nella storia
Prima di vedere com’era la vita dei piccoli nell’antica Roma conviene ricordare che nelle epoche passate i bambini non erano considerati delle persone vere e proprie ma come esseri imperfetti e trattati per questo alla stregua degli animali, al punto che in condizioni di miseria venivano abbandonati.
A supporto di questo vi è anche il fatto che bisognerà aspettare la seconda metà del Novecento per vedere riconosciuti i diritti dei bambini.

Foto dal web
È del 1989 infatti la Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che sanciva per la prima volta i diritti dei bambini alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione della vita comunitaria.
Date queste premesse vien da pensare che essere bambini nel passato non era affatto un gioco. E nell’antica Roma com’era la vita per loro: disastrosa o piacevole? T’invito a scoprirlo insieme!
La vita dei bambini nell’antica Roma
La vita per un bambino nell’antica Roma, come in tutte le epoche, poteva essere gradevole o meno a seconda della famiglia in cui nasceva: se ricca o povera. Ma anche se nasceva in una famiglia altolocata poteva andare incontro ad un destino crudele se frutto di un amore illegittimo, come nella leggendaria storia di Romolo e Remo.

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Se rifiutato il bambino diventava “esposto” e cioè veniva abbandonato, spesso a fianco di discariche o latrine pubbliche. Nel peggiore dei casi veniva annegato o strangolato direttamente dal pater familias la cui volontà era al di sopra di tutto.
Fortunatamente con il regno di Costantino, il primo imperatore cristiano, questa pratica contro gli infanti venne vietata ed equiparata al parricidio tranne che per i nati deformi.
In caso contrario il bambino veniva accudito e coccolato in casa almeno fino ai sette anni perché fino a quell’età i bimbi erano considerati infans, infanti, e cioè esseri privi di parola, nel senso che la loro parola non aveva molta valore perché ancora sprovvisti della ragione.
La scuola nell’antica Roma
Una volta compiuti i sette anni i bambini nell’antica Roma venivano avviati allo studio affinché potessero acquisire la ragione e la parola, di vitale importanza in una società come quella romana dove l’arte oratoria e la politica erano elementi fondamentali.
La scuola iniziava a 7 anni e finiva intorno ai 14, anche se a potersi permettere l’istruzione erano perlopiù bambini e bambine i cui genitori potevano pagare i precettori che avrebbero dovuto educarli.
Così i fortunati e le fortunate che avevano questa opportunità potevano imparare a leggere, scrivere e far di conto, ma anche a mandar giù i testi classici in latino e in greco.

Photo credit Gallerie degli Uffizi
In seguito gli antichi romani cercarono di favorire lo sviluppo anche della scuola pubblica poiché si cominciò a ritenere un dovere sociale imparare a leggere e scrivere, senza differenze di sesso.
Da Cesare a Costantino verranno pertanto elargiti regolarmente compensi e privilegi agli educatori e alle scuole pubbliche, che erano aperte a tutti: non solo a ragazzi e ragazze ma anche ai loro genitori, parenti e amici.
Il passaggio alla vita adulta
Una volta passati questi anni, più o meno spensierati, di studio i bambini a 14 anni venivano destinati alla vita militare in modo da essere addestrati e mandati poi al fronte, a combattere le numerose guerre che Roma doveva affrontare.
Non era raro poi che a quell’età se non pure prima, intorno ai 12 anni, si sposassero con altre bambine le quali ricevevano una formazione simile a quella dei loro coetanei, eccezion fatta per l’addestramento militare sostituito dalla danza, dalla musica e dallo studio letterario.

Photo credit Gallerie degli Uffizi
Certamente i bambini e le bambine dell’antica Roma dovevano essere dediti – come tutti i bambini del mondo e di ogni epoca – a effettuare giochi o utilizzare giocattoli, come le bambole snodabili che le bambine si portavano dietro fino alle nozze.
Sulla storia dei giocattoli e delle bambole nel corso dei secoli t’invito ad approfondire nell’articolo apposito dove ti segnalo anche un museo italiano molto noto dedicato al giocattolo.
La mostra sui bambini romani agli Uffizi
Basata sull’infanzia nell’antica Roma è la mostra “A misura di bambino. Crescere nell’antica Roma” presso le Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Una mostra archeologica innovativa con un tema, come quello dell’infanzia nelle epoche passate, finora rimasto il più delle volte inesplorato.

Photo credit Gallerie degli Uffizi
Una rassegna dedicata all’infanzia non può non essere anche a misura di bambino, motivo per cui alcune opere sono state posizionate in basso di modo tale da permettere ai bimbi di guardare negli occhi i loro coetanei di 2000 anni fa.
I giocattoli ma anche il rapporto con gli animali, le paure, i divertimenti, la scuola, i riti di passaggio all’età adulta e tutti i momenti della vita quotidiana dei fanciulli ai tempi dell’impero romano vengono descritti mediante le oltre trenta opere in mostra rappresentati da statue, sarcofagi e rilievi.
La mostra, dove e quando
A misura di bambino. Crescere nell’antica Roma, 23 novembre 2021 – 24 aprile 2022, Galleria degli Uffizi (spazi espositivi del Gabinetto Stampe e Disegni), Piazzale degli Uffizi 6, Firenze. Biglietto intero € 12. Per prenotazioni e maggiori informazioni ti consiglio di visitare la sezione apposita del loro sito.

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