La Basilica di San Nicola, nel centro storico di Bari, è uno dei luoghi più importanti della città essendo legata alla figura e alla storia di San Nicola, il santo patrono. Qui si trovano custodite le sue spoglie, arrivate a Bari nel 1087 per mezzo di marinai baresi che le trafugarono da Myra, antica città ellenica oggi situata nei pressi di Demre, nella Turchia meridionale.
La storia della Basilica di San Nicola di Bari
Perché quei marinai lo fecero? Nicola di Patara, in Licia, vescovo di Myra quando morì nel 326 d.C. era già famoso e rinomato in tutto il mondo, sia in Oriente che in Occidente. Bari all’epoca era anch’essa nota per il suo porto. Per un certo periodo la città fu conosciuta anche per essere la sede del catapano, il governatore bizantino, ed era perciò rinomata come capitale dell’Italia bizantina. Nelle vicinanze della sede del catapano vi era anche il monastero di San Benedetto retto dall’abate Elia.
Fu proprio Elia a contribuire all’idea di far arrivare le ossa di San Nicola a Bari in modo da ridare lustro alla città dopo il tormentato periodo della salita al potere dei Normanni, facendola diventare luogo d’incontro tra Oriente e Occidente.

La statua di San Nicola di Bari all’interno della Basilica. Photo credit Art and Cult Blog
Era infatti consuetudine ai quei tempi appropriarsi delle ossa dei santi provenienti da altri paesi. Tant’è che l’idea di rubare le ossa del vescovo di Myra non venne solo ai baresi ma anche ai veneziani, motivo per cui a Bari non sono custoditi tutti i resti del santo, l’altra parte del corpo è custodita a Venezia nella Chiesa di San Nicolò al Lido. Ma le reliquie di San Nicola sono tante e sparse tra l’Italia e l’Europa.
L’arrivo delle reliquie di San Nicola a Bari
Così per la missione vennero incaricati un’ottantina di marinai baresi che insieme a commercianti e schiavi (il numero ufficiale di 62 marinai si riferisce ai partecipanti con diritti civili) salparono alla volta del porto di Antiochia con tre navi cariche di frumento per effettuare scambi commerciali.
Questa la versione ufficiale, mentre secondo La leggenda di Kiev, testo russo del 1094 circa, l’ispirazione di trasportare a Bari le reliquie del santo venne ad un prete barese al quale apparì in sogno proprio San Nicola informandolo di non voler più restare in un luogo profanato dai Turchi.

L’interno della Basilica. Photo credit Art Cult Blog
Fatto sta che l’ardua impresa fu realizzata e portata a termine a Bari il 9 maggio 1087 dove l’abate Elia fece realizzare appositamente la Basilica che avrebbe dovuto ospitare i resti del santo. L’edificio non fu realizzato ex novo ma sorse sui resti di uno precedente là dove sorgeva la corte del catapano.
Bari divenne così meta privilegiata di pellegrinaggi, sia per quelli diretti in Oriente che per quelli in Occidente, mentre l’ex vescovo di Myra diventava santo ecumenico.
Le testimonianze artistiche
La maestosa Basilica, emblema del romanico pugliese, si distingue per essere uno dei principali poli del turismo religioso nell’Italia meridionale oltre che simbolo dell’unione tra Oriente e Occidente, com’era negli intenti dell’abate Elia, omaggiato nella Basilica dalla cattedra che porta il suo nome: la Cattedra dell’abate Elia, costruita in occasione del concilio di Bari del 1098.
Piuttosto ricco è il corredo scultoreo, sia all’interno che all’esterno della Basilica di San Nicola. Oltre alla Cattedra dell’abate Elia, sono da menzionare anche il ciborio soprastante l’altare, il più antico presente in Puglia realizzato prima del 1150, e il mausoleo di Bona Sforza, indimenticata regina di Polonia e duchessa di Bari.

Il mausoleo di Bona Sforza posto dietro l’altare. Photo credit Art and Cult Blog
Il monumento funereo dedicato a Bona Sforza è posto dietro l’altare ed è realizzato in marmo di Carrara. Raffigura la duchessa in ginocchio e con le mani giunte in segno di preghiera ai cui lati si trovano San Nicola e San Stanislao, mentre ai piedi della statua due allegorie femminili recano gli stemmi di Sigismondo di Polonia e del ducato di Bari.
Sulla navata centrale è inevitabile stare a testa in su data la presenza di ricchi decori sul soffitto, intagliato e dorato, accompagnato da riquadri con dipinti realizzati dal pittore pugliese Carlo Rosa tra il 1661 e il 1673. Vi sono raffigurate scene della vita e delle opere di San Nicola.

Un particolare del soffitto con i dipinti di Carlo Rosa. Photo credit Art and Cult Blog
Oltre ai dipinti di Carlo Rosa vi sono anche quelli di Andrea Rizo da Candia rappresentati dal trittico Madonna della Passione tra i santi San Nicola e San Giovanni evangelista sull’altare destro. Sull’altare opposto invece troneggia la Pala di Bartolomeo Vivarini, pittore veneziano attivo in Puglia nella seconda metà del XV secolo, raffigurante La Madonna in trono col Bambino tra i santi Giacomo e Ludovico da una parte, Nicola e Pietro dall’altra.
Le leggende e i misteri legati alla Basilica di San Nicola
I resti di San Nicola e la Sacra manna, il liquido sacro in cui sarebbero immersi, sono custoditi nella cripta sottostante, la chiesa sotterranea dove viene officiato il rito ortodosso che rende per questo la Basilica barese meta privilegiata di pellegrinaggi dei fedeli ortodossi.

Nella cripta. Photo credit Art Cult Blog
Non pochi sono i misteri e le leggende che aleggiano sulla Basilica. Uno di questi riguarda l’altare in argento presente sul transetto destro: sull’altare è predisposta una lastra datata 1684 con ben oltre 600 caratteri latini. Cosa rappresentino però questi caratteri resta un mistero essendo tuttora almeno in parte indecifrabili, alcune lettere sono addirittura scritte al contrario e tra miliardi di combinazioni possibili nessuno finora è riuscito a trovare quella giusta.
Opinione comune è che si tratti di un crittogramma, un messaggio cifrato che attende di essere svelato oppure che si tratti di un messaggio senza particolare significato. Quest’altare in argento fu in origine donato alla Basilica nel 1319 dallo zar di Serbia Uroš II Milutin, e confezionato dagli orafi baresi Rogerio de Invidia e Roberto di Barletta. In seguito a causa dell’usura fu restaurato ad opera degli orafi napoletani Ennio Avitabile e Domenico Marinelli. L’altare in questione non risulta neanche troppo avvicinabile essendo protetto da un cordone rosso che ne delimita l’accesso al pubblico.

Il trittico di Andrea Rizo da Candia e il misterioso altare in argento. Photo credit Art Cult Blog
Che sia riconducibile al mito del Sacro Graal e di Re Artù? Si pensa infatti che la Basilica di San Nicola sia associata alla leggenda del Sacro Graal e sai perché? Tra le reliquie qui conservate si ritiene sia presente anche una riproduzione della Lancia di Longino, il centurione che secondo la tradizione cristiana colpì con la lancia il costato di Gesù in croce per poi capire solo dopo che era effettivamente il Figlio di Dio. Il sangue di quella ferita sarebbe stato raccolto in una coppa, detta Graal, dal cui metallo sarebbe stata forgiata Excalibur, la spada di Re Artù.
Questa coppa sacra sarebbe giunta a Bari durante la prima Crociata essendo la città grazie al suo porto un importante punto d’approdo per chi partiva alla volta di Gerusalemme durante le crociate.
Ad avallare questa tesi vi sono diversi riferimenti che rimandano al mitico Re Artù. Uno di questi è nel Portale dei Leoni dal quale si accede alla Basilica: un bassorilievo raffigura dei cavalieri che conquistano un castello, riferimento che in molti hanno collegato ai Cavalieri della Tavola Rotonda.
Questo contribuisce a rendere la Basilica ancora più affascinante e misteriosa. E se vuoi scoprire i luoghi da visitare a Bari nel segno di San Nicola ti consiglio di leggerti il mio articolo a riguardo in cui menziono naturalmente anche la Basilica.

2 COMMENTS
Laura
1 anno agoLe città del Sud Italia e quelle di mare in particolare hanno tante storie da raccontare e segreti da svelare. Grazie, Maria, per i tuoi contributi
Maria
1 anno ago AUTHORGrazie a te, Laura! E si, indubbiamente le città del Sud Italia hanno un fascino tutto loro, ricche come sono di tradizioni ancestrali.