Tra gli anniversari culturali di questo 2023 figura anche quello del pittore Pietro Perugino, omaggiato per questo con una mostra in Umbria. Un motivo in più per scoprirlo meglio.
Pietro Perugino, la biografia
Pietro di Cristofaro Vannucci, detto il Perugino (Città della Pieve, Perugia 1448 circa – Fontignano, Perugia, 1523), è stato un pittore tra i più noti e influenti nel periodo del Rinascimento, oltre che il più grande rappresentante della pittura umbra del XV secolo.
La sua era una famiglia di quelle ben in vista in Città della Pieve, all’epoca Castel della Pieve, in provincia di Perugia e dunque in territorio umbro. Da qui il soprannome Perugino.
La sua formazione artistica si presuppone abbia avuto inizio nel borgo natìo per poi, intorno al 1460, affiancare come apprendista Piero della Francesca ad Arezzo dal quale ne rimase affascinato tanto da lasciar ben trasparire l’influenza del maestro nei suoi dipinti e diventare un profondo conoscitore della sua arte.
Proseguì come allievo nella bottega fiorentina di Andrea Verrocchio dove incontrò altri personaggi che diventeranno altrettanto celebri come il Botticelli e Leonardo da Vinci.

Raffaello Sanzio o Lorenzo di Credi, Ritratto del Perugino, olio su tavola, 1504 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze
Perugino, le opere
Tra le prime importanti commissioni del pittore Pietro Perugino vi fu quella del 1473 ad opera dei Francescani che, impegnati a diffondere attraverso il loro ordine il culto di San Bernardino da Siena, gli chiesero di decorare la cosiddetta “nicchia di San Bernardino”, ossia un ciclo di otto tavolette dipinte a tempera che insieme componevano due ante che coprivano una nicchia con la statua del santo nell’oratorio di San Bernardino, a Perugia.
Le prime opere fiorentine (tra cui Madonna col Bambino, del 1470 circa) inoltre rivelano un interesse anche nei confronti dell’arte dello stesso Sandro Botticelli, pittore soprintendente alla bottega del Verrocchio, considerata all’epoca come la più grande fucina di talenti emergenti.
Le grandiose scenografie architettoniche peruginesche mostrano allo stesso tempo le influenze della cultura urbinate, mentre il disegno è degno della migliore pittura fiorentina. In questo connubio s’inseriscono i contatti, e le relative influenze, con ulteriori artisti come Luca Signorelli e Pinturicchio.
Quando la fama del Perugino cominciò a oltrepassare i confini dell’Umbria e della Toscana, ecco che papa Sisto IV gli commissionò la realizzazione di un affresco per la Basilica di San Pietro, a Roma. Soddisfatto del risultato, lo incaricò in seguito di un ulteriore affresco da realizzarsi nella Cappella Sistina, un compito al quale furono chiamati anche altri nomi di prestigio.
Fu così che dal 1480 al 1482 il maestro affrescò col Botticelli, il Ghirlandaio e Cosimo Rosselli le pareti della Cappella Sistina. Nella celebre scena della Consegna delle chiavi dimostra un pieno possesso dello spazio in sintonia col placido diffondersi della luce.
Al 1494-96 risale la Crocifissione della Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze dove un ampio portico in primo piano racchiude il vasto paese e il cielo tutto luce, mentre le figure si abbandonano a quella grazia e devozione tipica dell’arte peruginesca e per le quali il pittore deve il successo popolare.
Nel 1498 invece dipinse per la Certosa di Pavia una rinomata pala d’altare raffigurante la Vergine con Bambino circondata dagli arcangeli Michele e Raffaele, ora esposta alla National Gallery di Londra.

Pietro Perugino, Consegna delle chiavi a San Pietro, affresco, 1481-83, Cappella Sistina, Città del Vaticano,
L’incontro con Raffaello Sanzio
Tornato nella sua Perugia l’artista diede vita ad una bottega nella quale istruire nuovi talenti. Tra questi capitò, intorno al 1499, un’altra futura celebrità dell’arte rinascimentale di casa nostra, Raffaello.
L’arrivo di Raffaello nella sua bottega segnò un palese rinnovamento. Il “ringiovanimento” del maestro a contatto col precoce discepolo si traduce in una maggiore brillantezza cromatica e in una flessuosità di disegno prima sconosciuta: di questo periodo sono il polittico di Fano presso la Chiesa di Santa Maria Nuova, il già citato polittico della Certosa di Pavia poi smembrato, e la decorazione della sala dell’udienza nel Collegio del Cambio a Perugia.
Negli anni a venire lo schema compositivo diviene fisso, un “sistema” in cui si combinano tra loro elementi già collaudati e che porta il Perugino a riciclare le idee artistiche per le quali ottenne successo all’inizio della carriera. Un modo di fare che gli costò critiche, specie dai critici d’arte fiorentini. Tra i suoi detrattori ci fu anche Michelangelo, che a causa sua finì in tribunale essendo il focoso artista fiorentino uno di quei tipi che non le mandava certo a dire.

Pietro Perugino, Lotta tra Amre e Castità, tempera su tela, 1503, Muso del Louvre, Parigi
Le ultime opere
Tra le ultime opere del Perugino troviamo il celebre Sposalizio della Vergine raffigurante il matrimonio tra Maria e Giuseppe, realizzato per il Duomo di Perugia (la cui reliquia più importante conservata all’interno è un anello che si dice sia quello donato effettivamente a Maria) e ora esposto al Museé de Beaux-Arts di Caen, in Francia.
Un’altra opera da citare degli ultimi anni è senz’altro la Lotta tra Amore e Castità, dipinto realizzato in onore di Isabella d’Este, moglie del signore di Mantova Gianfrancesco II Gonzaga.
Perugino in mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria
In occasione del 500mo anniversario della morte del pittore Pietro Perugino è stata allestita la mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo” presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.
Un pretesto per celebrare “il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento”.
La mostra, dove e quando
Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, 4 marzo – 11 giugno 2023, Galleria Nazionale dell’Umbria, Corso Vannucci 19, Perugia. Biglietto intero € 10, ridotto € 2. Per maggiori informazioni clicca sulla sezione dedicata alla mostra

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